Per la Corte d’assise di appello
di Perugia non c’è stata premeditazione da parte di Katalina
Erzsebet Bradacs che nell’ottobre 2021 uccise a coltellate il
figlio di due anni, a Pò Bandino di Città della Pieve, per poi
entrare in un supermercato chiedendo aiuto e adagiando il corpo
del bambino sul nastro trasportatore alla cassa. Ha quindi
ridotto da 20 a 16 anni di reclusione la condanna alla donna per
la quale sono stati disposti anche tre anni da trascorrere in
una struttura psichiatrica.

   
Katalina Erzsebet Bradacs, ungherese di 44 anni, era stata
condannata dai giudici di primo grado a 20 anni di carcere, con
il riconoscimento del vizio parziale di mente. Secondo la
ricostruzione accusatoria uccise il figlio con sette coltellate,
in un casolare abbandonato. Poi si recò con il corpo nel
supermercato e, scattato l’allarme, fu arrestata dai
carabinieri.

   
Dalle indagini emerse quindi che la donna si era separata
dal
marito dopo una breve convivenza e che il tribunale le aveva
revocato
l’affidamento del figlio circa una settimana prima del delitto.

   
Assegnando il piccolo in modo esclusivo al padre.

   
Secondo il difensore di Bradacs, l’avvocato Luca Maori, la
donna quando uccise il figlio era in tale stato mentale da
escludere la capacità d’intendere o di volere poiché affetta da
una grave patologia psichiatrica. Dopo l’omicidio la madre aveva
fotografato il corpo del piccolo Alex e aveva inviato immagini e
video al figlio maggiore e ad altri conoscenti.

   

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Ansa Umbria

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