Il 25% dei medici dell’Umbria
pensa di lasciare il pubblico e cambiare lavoro e il 63% non
rifarebbe il dottore. Ma oltre il 62% degli ospedalieri vede
ancora nel sistema sanitario nazionale un “baluardo del diritto
alla salute, che mette le ragioni assistenziali davanti a quelle
economiche”. Un quadro delineato da Fadoi, la Federazione dei
medici internisti ospedalieri, che ha fatto un’indagine su un
campione ritenuto rappresentativo di camici bianchi. Dai quali
viene bocciata la misura che prevede straordinari meglio
retribuiti per risolvere il problema delle liste di attesa, che
per il 38% si affronta invece assumendo personale.

   
Le motivazioni di chi si sente ancora legato al servizio
pubblico – spiega Fadoi – restano per il 62% il voler garantire
a tutti il diritto alla salute, e un altro 12% che percepisce
come un valore la sicurezza del posto di lavoro.

   
L’indagine punta poi ad analizzare le criticità nei reparti
di medicina interna, che in media assorbono circa il 50% dei
ricoveri. Per il 75% il problema resta la carenza di personale
medico e infermieristico, soprattutto se rapportato alla
intensità di cura medio-alta dei reparti di medicina interna,
ancora classificati come a bassa intensità di cura. La scarsa
valorizzazione del medico di medicina interna
nell’organizzazione del lavoro ospedaliero è invece segnalata
dal 12,5% degli internisti.

   
A parere del 50% di coloro che sono stati coinvolti
nell’analisi andrebbe invece ridotta l’inappropriatezza
prescrittiva.

   
“In Umbria, come nel resto del Paese, i reparti internistici
dei presidi ospedalieri, si trovano in profonda difficoltà”
commenta il presidente di Fadoi Umbria, Marco Giuliani. “Questa
situazione – ha aggiunto – genera stress, scoramento e mina la
motivazione del medico, quell’arma che ha consentito fino ad
oggi di mettere una pezza alle progressive mancanze del sistema.

   
Quando a mancare è la motivazione, perché il lavoro non può
essere organizzato dignitosamente, o perché non ci si sente
valorizzati nonostante si cerchi di garantire i migliori livelli
di assistenza al paziente, diventa facilmente comprensibile il
perché un numero sempre maggiore di professionisti sceglie di
lasciare il pubblico”.

   

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Ansa Umbria

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