L’emergenza pandemica è finita, ma loro continuavano le campagne di odio e di propaganda social organizzando persino delle sfide con premi in bitcoin per l’autore dell’azione più eclatante.

La polizia di Stato di Genova, a conclusione delle indagini che un anno fa avevano consentito di denunciare 24 appartenenti al gruppo no vax – no green pass denominato “Guerrieri ViVi“, ha condotto una serie di perquisizioni a Brescia, Verona e Matera, delegate dalla Dda della procura di Genova. Nel mirino tre persone, di cui due denunciate quali promotrici del sodalizio nell’ambito di un procedimento per associazione segreta e istigazione all’interruzione di un servizio di pubblica necessità. Il Centro operativo per la sicurezza cibernetica della Liguria ha identificato i capi dell’organizzazione dopo mesi di verifiche informatiche che hanno consentito di setacciare centinaia di chat e documenti postati in rete, scardinando l’anonimato che gli autori ritenevano garantito tramitel’utilizzo di reti Vpn e del sistema di messaggistica Telegram.

Le attività del gruppo “Guerrieri ViVi”

L’attività di proselitismo e istigazione a delinquere del gruppo no-vax – spiegano gli investigatori – ha quotidianamente preso di mira rappresentanti istituzionali e appartenenti all’Ordine dei medici attraverso commenti ‘violenti’, postandoli in maniera coordinata e ripetitiva sui profili social delle vittime, soprattutto di chi esprimeva opinioni a favore dei vaccini, imbrattando con scritte in vernice rossa le sedi di alcune Asl, hub vaccinali, ospedali, ordini dei medici, scuole, sedi di alcuni sindacati e testate giornalistiche. Con la conclusione delle restrizioni legate alla pandemia, il gruppo no vax, dichiaratamente ossessionato da ogni presunta forma di controllo, non ha interrotto la propria attività di proselitismo e si è orientato verso gli argomenti dei sistemi di pagamento e di identità digitale, dei cambiamenti climatici, del 5G, ‘attaccando’ in rete chi esprimeva opinioni a favore dello sviluppo di tali tecnologie o tematiche.

Attacchi coordinati sul web

Gli attacchi venivano coordinati su gruppi Telegram creati ad hoc e sugli stessi gruppi venivano poi pubblicizzate le incursioni, con immagini o screenshot di quanto vandalizzato: sono state create anche alcune sfide con cui i promotori invitavano gli adepti a compiere azioni illecite, come posizionare striscioni o adesivi ritraenti il logo del gruppo su sedi istituzionali, in una sorta di gara che prevedeva un premio in bitcoin da assegnare all’autore dell’azione più eclatante.

Perquisizioni e sequestri

Le perquisizioni eseguite dagli investigatori del Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Genova, in collaborazione con gli uffici e le digos di Brescia, Verona e Matera hanno consentito di acquisire “evidenze informatiche di conferma dell’attuale operatività dei ‘ViVi’ e di ritirare cautelativamente sei armi comuni da sparo regolarmente denunciate”. È in corso il sequestro preventivo dei loro mezzi di comunicazione e propaganda in rete, disposto dal gip di Genova.

Fonte Agi

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