Nominati 3 curatori fallimentari. Rischio ecatombe occupazionale


(ANSA) – FABRIANO, DEC 1 – Dichiarata fallita la Indelfab
di Fabriano (Ancona), ex JP Industries che aveva acquisito i
comparti del ‘bianco’ dell’Antonio Merloni elettrodomestici.
   
Questa la decisione del tribunale di Ancona, sezione
Fallimentare, attraverso il giudice delegato Giuliana Filippello
che ha rigettato la richiesta di concordato liquidatorio
presentato il 30 settembre scorso e fissando l’udienza per il 18
marzo del prossimo anno. Nominati anche i tre curatori
fallimentari: Simona Romagnoli, Sabrina Salati e Luca
Cortellucci.
   
Per i lavoratori, attualmente in cassa integrazione per
cessazione fino al prossimo 15 maggio, con ulteriori possibili
altri sei mesi di proroga, si apre il baratro del licenziamento.
   
Vale a dire, l’apertura della procedura di mobilità con due anni
di Naspi per l’intera forza lavoro: 294 a Fabriano (3 quadri, 27
impiegati, 264 operai di cui 90 lavoratori nello stabilimento
del Maragone e 204 in quello di Santa Maria) e 272 a Gaifana in
Umbria (11 impiegati e 261 operai).
   
“È una notizia disastrosa per le lavoratrici, i lavoratori ed
il territorio tutto, – commenta Pierpaolo Pullini della
segreteria Fiom Ancona e responsabile per il distretto economico
di Fabriano – nel momento in cui si stava cercando di costruire
percorsi per il rilancio e la salvaguardia occupazionale.
   
Anziché agire in maniera unilaterale, l’azienda avrebbe dovuto
confrontarsi con le organizzazioni sindacali e condividere il
percorso, nell’interesse delle persone. Dopo aver respinto il
concordato ad inizio anno, – ricorda – anche questa nuova
istanza della Indelfab viene rigettata, a dimostrazione che le
scelte fatte non erano quelle corrette, come da noi più volte
dichiarato”. La Fiom fa appello a tutte le Istituzioni “affinché
le lavoratrici e i lavoratori non siano lasciati soli, a
cominciare dalla possibilità di utilizzo di tutta la cassa per
cessazione. Se veramente esistono progetti o proposte, è il
momento di renderle esplicite, ora”. (ANSA).
   

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