L’intelligenza artificiale sembra prestarsi a giochi che di intelligente hanno ben poco. Migliaia di ragazze italiane, tra cui minorenni, rischiano di finire in un giro malato contro la propria volontà a causa di Bikini Off, un’applicazione che denuda le persone usando le loro foto.
Basta salvare una foto in costume dal profilo Facebook o Instagram di chiunque, inviarla all’applicazione ‘Bikini Off’ tramite Telegram per ottenere in cambio la stessa immagine ma senza veli. L’intelligenza artificiale questa volta sembra non aver portato nulla di buono sul mercato italiano e soprattutto ci fa rendere conto della vulnerabilità della privacy di ognuno di noi.
Nessuno è al sicuro. Giovani, adolescenti, bambini, anziani: l’applicazione funziona su tutte le età e fare dietrofront eliminando dalla rete tutte le proprie immagini al mare potrebbe non essere più sufficiente. Se nel caso dell’età adulta ci si imbatte con la “sola” violazione della privacy, quando i protagonisti dei ritocchi sono minorenni il rischio è quello di finire a gamba tesa nella pedopornografia. La scuola italiana è già in allarme per il fenomeno dilagante e la app rischia di peggiorare la situazione. Basti pensare che solo pochi giorni fa nella Capitale due 14enni hanno pensato di denudare le foto di cinque coetanee.
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Bikini Off: un nuovo problema per la scuola
Quello di Roma non è un caso isolato a detta degli insegnanti che si trovano ora a dover fronteggiare il nuovo pericoloso gioco. A spiegarlo ad upday è il professore Aldo Domenico Ficara, esperto di materie scolastiche e direttore di Regolarità e trasparenza nella scuola. “Bikini Off è una applicazione che spoglia dei vestiti le immagini inviate, restituendo foto realistiche di persone nude. Questa applicazione sfrutta l’intelligenza artificiale, ultima frontiera della tecnologia informatica, ma è molto pericolosa nel caso dovesse essere usata da soggetti minori. Recentemente le cronache hanno evidenziato il caso della scuola media della provincia di Roma. Una bravata rischiosa, perché implica produzione e diffusione di materiale pedopornografico che prevede una pena fino a 14 anni di reclusione”, ha sottolineato.
“Al momento su Bikini Off non ci sono controlli riguardo l’accesso e non c’è nessuna limitazione all’età degli utenti. Chiunque può accedervi e realizzare i falsi. Quindi – ha aggiunto il professore – sarebbe opportuno porre almeno dei limiti all’età degli utenti, rendere impossibile la realizzazione di falsi”.
Secondo Ficara, mentre gli adulti si stanno preoccupando ancora dei reel dei minori su Tiktok nei quali si vede un ombelico, i ragazzi sono andati molto più avanti. “A questo – punto – osserva – le scuole si dovrebbero attrezzare, oltre all’aggiornamento delle regolamentazioni dell’uso dei telefonini in classe, anche sulle strategie di blocco di queste applicazioni”.
I dati del Garante per l’Infanzia del Lazio
Il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Lazio Monica Sansoni ha reso noti i dati rilevanti del fenomeno. Si parla di 27 segnalazioni ufficiali a partire da Natale quando l’esistenza dell’applicazione era praticamente quasi sconosciuta. Per Sansoni non si tratta di una ragazzata, ma di qualcosa che va affrontato con le giuste misure.
Lo scambio corre anche su Facebook
Come ormai noto, l’applicazione consente di accedere gratuitamente per la modifica di una singola foto altrimenti ci sono dei costi di abbonamento da sostenere per poter spogliare più immagini. In alcuni gruppi Facebook che upday ha potuto visionare le migliaia di utenti hanno pensato di organizzarsi creando una rete di scambio. Da Facebook, infatti, ci si può collegare a canali Telegram creati ad hoc per inviarsi le foto delle persone già denudate ed evitare di dover pagare per produrne di nuove. Le vittime erano donne del mondo dello spettacolo, della moda, dei social. Con una sola modifica a persona ed entrando nei canali ad hoc si può accedere a una quantità di materiale inimmaginabile.
L’uso dei social tra i minori
Dell’età minima per accedere ai social ha parlato di recente anche il Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti che ha spiegato: “L’Italia dovrebbe imitare la Francia. L’Assemblée nationale discuterà una proposta sul limite a 15 anni. Nel nostro Paese è a 14 e andrebbe alzato a 16, come propone l’Autorità garante sin dal 2018”. Per Garlatti “è opportuno che il legislatore o il governo italiano trovino lo stesso coraggio, presentando una proposta di legge per alzare l’età per il consenso digitale al trattamento dei dati dei minorenni senza l’intervento dei genitori. Modificare il limite minimo per l’accesso ai social però non basta perché, lo sappiamo tutti, esso può essere facilmente aggirato. Per questo, al termine di un tavolo di lavoro coordinato dal Ministero della giustizia, insieme ad Agcom e Garante privacy abbiamo proposto l’introduzione di una sorta di Spid”.