“Siamo pronti ad adeguarci ad una chiara ed univoca linea del ministero”. Così la governatrice dell’Umbria, Donatella Tesei, sulle nuove linee guida del Comitato superiore di sanità sulle modalità di somministrazione della pillola abortiva Ru486, anticipate dal ministro della salute, Roberto Speranza.

“Abbiamo già chiesto al Ministero della Salute di avere il parere del Css nonché le indicazioni su tempistiche e contenuti delle direttive ministeriali di adozione del provvedimento, così come annunciato dal ministro”, spiega ancora Tesei.

“Come già detto qualche mese fa, quando sollevammo il caso e scrivemmo una lettera al ministro Speranza, il fulcro, al di là delle polemiche, rimangono la tutela della salute delle donne, la loro autodeterminazione e la necessità di una linea comune aggiornata scientifica. Siamo pronti, come sottolineato allora e confermato oggi, ad adeguarci ad una chiara ed univoca linea del ministero”.

Sulla stessa linea l’assessore regionale alla sanità, Luca Coletto: “Ci eravamo conformati alle linee nazionali – precisa – e, una volta ricevute e lette quelle nuove fornite dal ministero, siamo pronti a farlo nuovamente, con la massima correttezza”.

La nota di Palazzo Donini arriva dopo una serie di reazioni che chiedevano all’esecutivo regionale di “cancellare” la delibera della discordia, approvata lo scorso 10 giugno. La senatrice umbra del M5S, Emma Pavanelli, che due mesi fa aveva portato la questione in Senato con un intervento in aula a Palazzo Madama, parla di “un traguardo importante per le donne che si trovano a dover ricorrere a un’interruzione di gravidanza. La legge 194 è una legge di civiltà e deve essere applicata fino in fondo. Mi auguro che la presidente della Regione Umbria Tesei che a giugno, in piena emergenza Covid19, aveva obbligato le donne al ricovero, anche per abortire in modo farmacologico, faccia subito un passo indietro e ritiri la delibera. Solo passi in avanti per i diritti delle donne, mai più passi indietro”.

“Sono passati tanti anni da quando abbiamo iniziato la battaglia per la Ru486, in Umbria come nel resto del Paese. Oggi, anche grazie alla straordinaria mobilitazione partita da Perugia, possiamo incassare un primo importante risultato, ma il nostro impegno continuerà fino alla piena applicazione della legge 194”. Così in una nota Barbara Mischianti, segretaria regionale della Cgil dell’Umbria, commenta l’annuncio da parte del ministro Roberto Speranza, dell’aggiornamento delle linee guida sulla somministrazione della pillola abortiva Ru486 che potrà avvenire senza alcun bisogno di ricovero e fino a nove settimane di gestazione (anziché sette).

“Ora la Regione Umbria deve immediatamente cancellare la delibera liberticida che costringe le donne al ricovero di tre giorni e provvedere ad applicare le direttive che arrivano dal Consiglio superiore di sanità – continua Mischianti – ma questo da solo non è sufficiente. C’è bisogno di potenziare i consultori e i servizi territoriali, di garantire contraccezione gratuita (come prevista dalla legge 194), così come di regolare il fenomeno dell’obiezione di coscienza dei medici, per far sì che un giusto intervento normativo non resti solo sulla carta”. “Intanto, però – conclude Mischianti – abbiamo avuto ancora una volta la dimostrazione che la lotta delle donne, unite per i propri diritti, è uno strumento potente capace di raggiungere i suoi obiettivi”.

“Grazie a quante e quanti c’erano – dice invece il Forum Donne Amelia – Oggi si cancella il Medioevo di ritorno della delibera Tesei. La lotta per i diritti delle donne è il cambiamento. Il Consiglio superiore della sanità si è pronunciato: Ru486 in day hospital e fino alla nona settimana, come in tutti i Paesi civili. Il ministero della salute presto emanerà le nuove linee guida. Non abbandoniamo la lotta: unite, presto, di nuovo in piazza per la contraccezione gratuita, l’educazione affettiva garantita, la difesa e il potenziamento dei consultori. Noi ci saremo!”.

“L’aborto è sempre una sconfitta, da qualsiasi angolazione lo si guardi, sia dal punto di vista della vita, sia dal punto di vista culturale. E oggi ne possiamo constatare le drammatiche conseguenze con le nascite ai minimi storici. Consegnare però le donne ad un percorso di interruzione volontaria di gravidanza a chilometri zero, addirittura in casa, senza adeguato monitoraggio o controllo, è un altro passo verso l’autodistruzione del valore della maternità e, soprattutto, della vita stessa”, è invece la posizione di Saimir Zmali, coordinatore regionale del Popolo della Famiglia Umbria.

“Come PdF saremo sempre pronti ad intraprendere ogni possibile battaglia in difesa di ciò che spesso viene ritenuto uno scarto e faremo tutto quello che sarà necessario pur di riuscire a contenere i danni dell’aborto provocato chirurgicamente o per via farmacologica. Le donne non devono essere informate in modo parziale su quello che sta accadendo sulla loro pelle”, ha continuato Zmali.


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“Non stupisce la solerzia con cui il ministro della salute ed il Governo che lo sostiene hanno voluto correggere con insolita tempestività una delibera regionale che voleva adottare una ragionevole cautela su una priorità, quella della salute delle donne, che è stata ora declassata, se non definitivamente accantonata. Questa politica mortifera che non riesce (anche perché non vuole) di trovare soluzioni e fondi per incentivare le nascite sta generando un clima di malessere degno degli anni di piombo”, ha concluso il coordinatore regionale del Popolo della Famiglia Umbria, ritenendo non casuale l’accostamento degli effetti della RU486 con quelli del terrorismo di qualche decennio fa.



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