Il leader leghista rispolvera una vecchia proposta: il trasloco dei ministeri da Roma a Milano. Ma non è possibile. I precedenti di Calderoli e il no di Giorgio Napolitano.
Il leader della Lega Matteo Salvini ha colto l’occasione del Forum Ambrosetti di Cernobbio per presentare una delle sue ultime idee. “Propongo che il ministero dell’Intelligenza artificiale, dell’Innovazione e della digitalizzazione sia a Milano, dove ci sono i brevetti. Il bello dell’autonomia è valorizzare i territori”.
Quello del trasferimento delle sedi dei ministeri da Roma al Nord è una vecchia battaglia della Lega di Umberto Bossi e il partito ha già provato a combatterla in passato. Nel 2011 l’allora ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, depositò all’ufficio centrale elettorale della Cassazione la richiesta per una proposta di legge sulla territorializzazione dei ministeri e delle altre amministrazioni centrali. A distanza di undici anni da allora, la proposta di Salvini ha suscitato reazioni contrapposte.
Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, ha detto che la proposta è “interessante, necessaria e, ovviamente, utile”, ma anche il sindaco di Milano Beppe Sala si è detto favorevole. “Dobbiamo essere più autonomi relativamente alle fonti energetiche, ai semiconduttori, alla gestione trasparente dei dati, alle regole per la trasformazione ambientale. Questa è la vera sovranità su cui possiamo costruire il nostro futuro. Penso che abbia quindi senso immaginare un Ministero dell’Innovazione a Milano purché in abbinamento con il Ministero dello Sviluppo Economico“, ha detto il primo cittadino. “Solo così potremo contare su un’innovazione molto concreta ed agganciata allo sviluppo di nuovi processi industriali. Sarei lieto di discuterne con chi fosse veramente determinato a perseguire tale via e non solo a non farne argomento di campagna elettorale“.
Non la pensa allo stesso modo la capogruppo del Partito democratico in Campidoglio Valeria Baglio. “Oggi Salvini mostra il vero volto del centrodestra. Chiedendo di spostare il ministero dell’innovazione da Roma a Milano, dimostra che l’antico rancore verso la Capitale non è mai tramontato“, ha detto. “Non solo questo centrodestra mostra di avere un concetto antiquato della stessa innovazione che non viaggia su reti e sedi fisiche ma su fibra, idee e investimenti nei territori più svantaggiati, ma con questa proposta rivela il piano antistorico di contrapporre Regioni e città, Milano contro Roma, Nord contro Sud, a scapito di coesione e unità”. Contrario anche Carlo Calenda. “Direi che c’è il luminoso precedente di Calderoli e della Reggia di Monza. Il Governo risiede nella Capitale. Spostarne un pezzo genera solo complicazioni, costi e inefficienze. Che lo dica Salvini che ne spara una al secondo pure pure, che lo riprenda Sala è grave”. Il sindaco di Benevento Clemente Mastella decide, invece, di provocare: “Salvini propone un Ministero dell’Innovazione a Milano. Ancora una cosa contro il Sud. Io propongo la sede a Benevento di un nuovo Ministero per le Aree Interne Italiane, che lavori per le infrastrutture e l’aumento demografico. Esistono tutte le condizioni”.
Cosa dice la legge
Il trasferimento della sede di un ministero da Roma a Milano o in un’altra città è possibile solo con una legge dello Stato che dovrà essere approvata dal parlamento. A stabilire le sedi dei ministeri sono le disposizioni contenute nel regio decreto n. 33 del 1871, ancora pienamente vigente, che nell’istituire, all’articolo 1, Roma quale capitale d’Italia ha altresì previsto che in essa abbiano sede il Governo ed i Ministeri.
Nel caso specifico del ministero dell’Innovazione tecnologica, ora guidato da Vittorio Colao, va fatta una precisazione: non si tratta di un ministero autonomo, bensì di un dipartimento in capo alla presidenza del Consiglio dei ministri. Il trasferimento di un ministero comporta anche il trasloco del personale dalla sede di Roma in quella di Milano. Procedura che solleva dubbi di legittimità. I dipendenti, avendo partecipato a un concorso per la sede di Roma, non possono essere trasferiti d’ufficio in un’altra sede se non con incentivi economici e per scelta volontaria. E dunque la proposta di Salvini comporterebbe anche nuove spese: il personale da assegnare alla sede di Milano del ministero dell’Innovazione andrebbe assunto mediante nuovi concorsi.
I precedenti e il no dell’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Nel 2011 la Lega, all’epoca alleata del governo guidato da Silvio Berlusconi, annunciò l’apertura a Monza, nella Villa Reale, delle sedi distaccate dei ministeri delle Riforme, della Semplificazione, del Turismo e dell’Economia. Si trattava di uffici decentrati, la sede centrale dei ministeri restava a Roma, che poi negli anni successivi furono chiuse con l’addio alle Province. La decisione fu oggetto di una lettera di contestazione da parte dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In particolare, vennero sollevati dubbi sulla costituzionalità di un provvedimento “non avente connotati di particolare rilievo istituzionale”. Per il Colle, la scelta confliggeva “con l’articolo 114 della Costituzione che dichiara Roma Capitale della Repubblica, nonché con quanto dispongono le leggi ordinarie attuative”. C’era poi la questione dell’impiego di risorse pubbliche: “L’apertura di sedi di mera rappresentanza – aveva sottolineato – costituisce scelta organizzativa da valutarsi in una logica costi-benefici che, in ogni caso, dovrebbe improntarsi, nell’attuale situazione economico-finanziaria, al più rigido contenimento delle spese e alla massima efficienza funzionale”.