Il M5s vuole l’introduzione del salario minimo con una legge. Il Pd dice no e si affida alla contrattazione collettiva: si parte dalla proposta Orlando. Europa Verde e Sinistra Italiana fissano la soglia per il salario minimo a 10 euro l’ora. Il centrodestra propone invece il taglio del cuneo fiscale.
Il meeting di Rimini, dove martedì hanno sfilato tutti i leader dei partiti, riporta al centro dell’agenda politica ed elettorale il tema del salario minimo. Una discussione che ha già accompagnato la fine del governo Draghi. Il salario minimo è una retribuzione base per i lavoratori di differenti categorie, stabilita per legge, e non per contratto collettivo. Si tratta di una “soglia limite” di salario sotto la quale il datore di lavoro non può scendere.
In Italia esistono pensioni minime, mentre un livello di salari minimi non è previsto da leggi nazionali. La trattativa sui salari a oggi è completamente affidata alla contrattazione tra le parti sociali. In pratica si tratta di un enorme potere consegnato nelle mani di sindacati e imprese. L’esigenza di intervenire sui salari con il doppio obiettivo, combattere inflazione e povertà, è emersa già ad inizio 2022.
Tutti i partiti, tranne quelli della coalizione di centrodestra, hanno inserito nel proprio programma elettorale una proposta per l’introduzione in Italia del salario minimo, con importanti differenze. Partito democratico e Terzo Polo vogliono che esso sia stabilito attraverso la contrattazione tra le parti sociali. Il M5s vuole una legge dello Stato per fissarlo a 9 euro lordi l’ora, Sinistra Italiana ed Europa Verde puntano ai 10 euro orari. Il centrodestra batte sul taglio del cuneo fiscale per imprese e lavoratori.
Il M5S propone il salario minimo per legge
La proposta del Movimento è una retribuzione di 9 euro lordi l’ora di salario minimo legale. La formula è quella di un intervento legislativo che impone ad aziende, imprese e sindacati di attenersi alla soglia minima di 9 euro l’ora, nella contrattazione collettiva, estromettendo così dalla trattativa le parti sociali. Lo schema non piace ai partiti di centrodestra che si oppongono all’introduzione di un salario minimo imposto per legge, una posizione condivisa anche da Confindustria.
Il centrosinistra riparte dalla proposta di Orlando
Il confronto tra i partiti parte dalla proposta del ministro del Lavoro Andrea Orlando, annunciata prima della caduta del governo Draghi. La misura pensata da Orlando potenziava lo strumento della contrattazione collettiva, stabilendo che ogni contratto di categoria dovrà guardare ai minimi stipendiali fissati dal contratto più rappresentativo per quel determinato settore. Di fatto, il parametro di riferimento sarebbe, salvo eccezioni, il contratto collettivo sottoscritto dalle federazioni di categoria affiliate a Cigl, Cisl e Uil. Con la proposta di salario minimo si cercava di rispondere a quel 23,8% dei lavoratori (dati Inps) che guadagnano meno di 9 euro lordi l’ora.
Il Partito democratico riparte dalla proposta di Orlando nel suo programma elettorale: “Vogliamo applicare al più presto in Italia il salario minimo previsto dalla Direttiva europea, riprendendo il percorso interrotto da chi ha fatto cadere il governo Draghi, proprio alla vigilia della sua possibile approvazione”, si legge nel testo del programma. È una proposta molto sfumata senza alcun riferimento concreto a cifre e parametro minimo. E soprattutto rispetto al Movimento 5 stelle non c’è l’impegno a intervenire con una legge per fissare la soglia minima di retribuzione. Ieri al Meeting di Rimini il segretario Enrico Letta ha spiegato: “Il salario minimo è fondamentale, ma va gestito nelle relazioni tra parti sociali. Ma la cosa più importante è stabilire che tutto quello che possiamo mettere in riduzione tasse va messo nel settore del lavoro. Se non siamo in grado di fare una scelta choc non avremo un futuro di speranza”.
Nel programma della lista Sinistra Italiana-Europa Verde, alleata del Pd, c’è un intero capitolo dedicato al tema del lavoro. Non manca la proposta sul salario minimo che Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, rispettivamente leader di Sinistra Italiana ed Europa Verde, fissano a 10 euro l’ora. “Una soglia di dignità sotto la quale non si può andare”, si riporta nel testo del programma.
Il Terzo Polo (Italia Viva-Azione) è favorevole, ma senza legge
Il Terzo Polo chiede nel proprio programma “una retribuzione dignitosa che deve passare attraverso una serie di azioni condivise con le parti sociali, una legge sulla rappresentanza che combatta il fenomeno dei contratti-pirata e assicuri che siano validi solo i contratti collettivi firmati da organizzazioni realmente rappresentative; la validità erga omnes dei contratti, assicurando la massima copertura di ogni tipologia di lavoro residuale, e la fissazione di un minimo di ultima istanza”.
Altro punto del programma che incide sul salario è la detassazione dei premi di produttività, riducendo le tasse che si pagano sulla retribuzione erogata per premiare gli incrementi della produttività, detassando completamente i premi.
Il centrodestra punta sul taglio del cuneo fiscale
Il centrodestra nel proprio programma non parla di salario minimo ma di taglio del cuneo fiscale in favore di imprese e lavoratori. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni intervenendo al Meeting di Rimini ha chiarito la posizione: “Parlare di salario minimo non risolve il problema, dobbiamo parlare di cuneo fiscale. I contratti collettivi nazionali hanno già un loro salario minimo. C’è un modo solo per aumentare i salari in Italia – e su questo sono d’accordo con Enrico Letta – ed è abbassare le tasse sul lavoro. Per questo proponemmo di tagliare il cuneo fiscale di 5 punti sui redditi da lavoro fino a 35mila euro, per aumentare i soldi in busta paga”.
Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti della Lega aveva aperto tempo fa all’ipotesi del salario minimo ma non con legge: “Il confronto sul salario minimo è importante ma attenzione a pensare che con la norma e la legge si possano risolvere i problemi. L’Italia ha una storia di contrattazione collettiva che ha prodotto risultati importanti, e laddove esistono delle situazioni che devono essere sanate il salario minimo è probabilmente una risposta opportuna, ma attenzione a non creare distorsioni per i lavoratori che potrebbero essere anche controproducenti”. La posizione di Giorgetti è molto simile a quella del ministro degli Esteri Luigi di Maio, leader di Impegno Civico che ieri al Meeting ha chiarito: “Oggi abbiamo persone in Italia che guadagnano 2-3 euro l’ora, è giusto superare questa retribuzione perché non è lavoro dignitoso, ma lo dobbiamo fare con le aziende, perché se lo imponiamo per legge lo carichiamo come una ulteriore tassa sulle aziende”.