Ma quanto sono maschilisti, e villani, certi maschi perugini! Una lettrice (S.S., laureata e non priva di senso dell’umorismo) riferisce nei social (e anche nel gruppo del Dónca) un’esperienza poco esaltante. Stigmatizza il mancato raggiungimento di una “par condicio”, sempre più Araba Fenice (“che ci sia ciascun lo dice / dove sia nessun lo sa”, Metastasio).
Ma quale parità? Racconta: “Qualche giorno fa, mi trovavo in centro di sabato sera. Si trattava della tipica serata di fine Settembre e, come di solito accade, tra le 1:30 e le 2:00 i locali iniziano a chiudere e i giovani perugini si trovano di fronte al problema di non avere più a disposizione dei bagni”.
Aggiunge: “Oggi, qualsiasi buon perugino conosce “il pisciatoio”, come viene (quasi)ufficialmente denominata “Via delle Cantine”, che da tempi immemori si trasforma nel bagno pubblico del centro di Perugia. Ne fa fede l’olezzo che, ogni mattina, gli operatori della Gesenu cercano inutilmente di rimuovere”.
Poi la buona novella. “Personalmente non amo considerare la mia bellissima città come un bagno a cielo aperto, ma sono rimasta piacevolmente stupita dalla notizia che al “pisciatoio” fosse stato effettivamente costruito un bagno. Mi sono anche complimentata per l’idea di averlo realizzato dove effettivamente le persone andavano comunque a farla. Dunque, problema risolto: centro storico con un odore normale e residenti della via sicuramente molto più felici?”.
Neanche per idea!
“Non potevo credere ai miei occhi quando, recandomi sul luogo, mi sono accorta che io, essere umano declinato al femminile (come oltre il 50% della popolazione residente perugina), non potevo utilizzare il servizio messo a disposizione”.
E qui scatta la polemica, che va oltre una pura rivendicazione di caratura femminista.
“Ebbene sì: il Comune di Perugia ha deciso di realizzare un orinatoio per soli maschi, altrimenti definito “vespasiano”, dal nome dell’imperatore romano che ideò i bagni a pagamento”
Conclusione: “I penemuniti possono fare pipì in via delle Cantine, le vaginamunite NO”.
Ma non basta.
“Di fronte al danno dovuto a questo sfregio dei miei principii sulle violate “pari opportunità”, ho dovuto pure subire la beffa”.
E qui riferisce l’episodio che definire sgradevole è un eufemismo.
“Un ragazzo si è messo a fare pipì nel vicolo a pochi metri di distanza dal nuovo e fiammante orinatoio. Quando gli ho fatto notare che, avendone l’opportunità, avrebbe dovuto/potuto usarlo, il (cattivo) soggetto ha risposto a me e alle mie amiche che “lo aveva troppo lungo e nell’orinatoio non ci entrava” e ci ha chiesto anche se “volessimo vederlo” come prova: visto, non si sa mai!”.
Conclusione amara. Anzi… amarissima. “Adesso mi voglio rivolgere a quanti affermano che le donne esagerano, che la grande discriminazione non ci sta più, che ormai siamo tutti uguali, donne e uomini: io, donna, dovrei avere pari diritti e opportunità con gli uomini. Io, donna, non ho nemmeno l’opportunità di fare pipì nello stesso posto di un uomo. E poi, perdonatemi, ma a questo punto avrei preferito un buco in terra, o una turca, almeno ce la potevamo fare tutti lì dentro”.
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Infine, l’appello/contestazione al Comune di Perugia, alla Regione dell’Umbria… e qui andiamo sul politico. “Dopo la delibera della giunta regionale che aboliva l’aborto farmacologico in day hospital, dopo il “Professione mamma-Festival delle mamme”, grazie al quale ci volete dipingere tutte come perfette “donna schiava, zitta e lava!”, neanche la pipì ci fate fare! Dico, semplicemente, che non ci sto!”. No comment.