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La vendemmia 2020 in Umbria si attesterà intorno a 405mila ettolitri di vino e di mosto, con un calo del 5 per cento rispetto all’anno scorso (426mila ettolitri). È quanto riferisce la Coldiretti regionale sulla base delle ultime stime produttive di Ismea nel sottolineare una situazione sostanzialmente in linea con il trend previsto a livello nazionale, in calo dell’1% (-333mila ettolitri, da 47.533.000 a 47.200.000).

Già da un paio settimane – ricorda Coldiretti – ci si sta muovendo tra i circa 13mila ettari del vigneto umbro, caratterizzato da 21 denominazioni (Doc, Docg e Igt) che valgono alla produzione 56 milioni di euro, secondo l’ultimo rapporto Ismea/Qualivita.

La prima vendemmia in era Covid è contrassegnata però da preoccupazioni non da poco – sottolinea Coldiretti – con l’export nazionale nel mondo (nei primi cinque mesi dell’anno) che registra un calo del 4% dopo anni di segno positivo costante. Tutto questo all’interno di una situazione che vede anche le cantine umbre in difficoltà, per la chiusura durante il lockdown dei canali horeca e per il rallentamento della domanda.

“A infondere ottimismo – afferma Ernesto Sportoletti produttore vitivinicolo di Spello – è comunque una vendemmia di qualità, caratterizzata da uve sane. Sul fronte del mercato interno siamo di fronte ad una ripresa anche se non a pieno ritmo; mentre l’export, specie a livello europeo e negli Stati Uniti, risente ancora della pandemia: meglio invece altri Paesi come il Giappone”.

“Anche se l’andamento della raccolta dipenderà ancora molto dalle prossime settimane, nel nostro territorio – precisa Paolo Montioni imprenditore agricolo di Montefalco – si prospetta un’annata interessante sul fronte della qualità delle uve, anche in virtù di un’estate non particolarmente calda. Rispetto alla scorsa vendemmia probabile invece un calo a livello quantitativo. Tra i segnali positivi dell’ultimo periodo, una buona ripresa dell’enoturismo, a testimonianza dell’importanza del legame delle nostre eccellenze con l’ambiente e con le ricchezze del territorio”.

“Il settore vitivinicolo – spiega il presidente Coldiretti Umbria, Albano Agabiti – rappresenta al meglio la qualità delle produzioni agricole della nostra regione e specie dopo le difficoltà legate al Covid va ancor più valorizzato, a cominciare da una forte promozione unitaria e integrata sui mercati internazionali”.

Un comparto da sostenere quindi, anche per il ruolo da traino che svolge all’estero, con il vino umbro esportato nel mondo che nel 2019 valeva circa 35 milioni di euro, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat. A fronte di un incremento della concorrenza, gli strumenti per competere restano il territorio, l’appeal per il prodotto locale e la qualità.


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“Un comparto importante – aggiunge Agabiti – che per ogni grappolo di uva raccolta, attiva ben diciotto settori di lavoro, dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi. Tanti anche i posti di lavoro occasionali tra le vigne che potrebbero essere disponibili per la vendemmia con una radicale semplificazione del voucher agricolo, che era stato introdotto per la prima volta in Italia proprio per la vendemmia e poi successivamente ingiustamente abrogato”, conclude il presidente Agabiti.

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Fonte articolo Terni Today

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