Sabrina Busiri Vici

Bombe d’acqua e grandinate, le imprese agricole umbre fanno la conta dei danni. Nella giornata di ieri l’assessore regionale Roberto Morroni, il presidente Albano Agabiti e il direttor Mario Rossi di Coldiretti, hanno eseguito un sopralluogo in decine di aziende umbre per quantificare la reale portata delle perdite causate dai fenomeni atmosferici del 4 agosto. Il presidente Agabiti azzarda una prima stima che si aggira intorno ai 5 milioni
La geografia delle aree più colpite parte dal tuderte e dal marscianese per arrivare all’Alto Tevere proseguire fino al Trasimeno e all’Orvietano. Si può, infatti, parlare di una andamento a macchia di leopardo tipico della grandine che si abbatte in zone circoscritte. A farne le spese soprattutto la Media Valle del Tevere dove si concentrano il 60% delle perdite.
“Parliamo di oltre 5 milioni di raccolto andato in fumo – precisa Albano Agabiti -, si va da un 30 al 100% di colture rovinate. I danni più importanti si sono avuti a causa della grandine che ha compromesso le colture orticole (meloni, zucchine, peperoni). I danni sono stati totali in particolare per i meloni nel tuderte. Gravemente colpiti anche mais, uva e tabacco dove oltre alla grandine il vento forte ha provocato anche il piegamento della coltura compromettendone la raccolta. Forse meno colpito l’olivo, coltura più resistente e più concentrata in aree più protette”. 
La portata dei danni potrebbe anche risultare maggiore nelle verifiche dei prossimi giorni come riferisce Ennio Proietti dell’Azienda Agraria Tiberina Nord a Pantalla di Todi. “La grandine – racconta Proietti – si è accanita sui grappoli d’uva di Grechetto in maturazione con danni già visibili, ma solo più avanti capiremo l’entità”. Sempre a Pantalla , alla Soc.Agr. Gaggi che produce ortaggi, i chicchi gelati hanno colpito tra le altre colture anche zucchine, cavoli e melanzane che sono state completamente distrutte. Qui si registra non solo un danno immediato sulla produzione ma anche un danno a lungo termine poiché il maltempo ha rovinato tutti i fiori.
Ai danni si aggiunge anche la beffa riporta Francesco Martella, presidente dell’ordine degli agronomi. “Purtroppo di fronte a una situazione tanto compromesso – precisa – non è possibile pensare a interventi pubblici, in quanto sia il vento forte che la grandine sono eventi atmosferici che è possibile gestire con strumenti agevolati, ma sono poche le imprese umbre che si avvalgono di assicurazioni che, tra l’altro, coprono fino al 70% dei danni subiti”. E Martella specifica: “A eccezion fatta per la coltura del tabacco che di fatto è quasi tutto coperta da polizze assicurative, cosi come qualche azienda orticola professionale, la maggior parte delle imprese viticole, olivicolo e maidicole in Umbria non ricorrono alle assicurazioni”. “Secondo i dati Ismea nel 2018 – prosegue Martella – le imprese agricole assicurate in regione sono circa 900 su un numero totale di 16.600 (dato CCIAA). Il dato ci descrive bene quanto questo strumento non sia ancora diffuso”. C’è chi parla di dichiarare lo stato di calamità. Ma Martella considera la soluzione perfettamente inutile. “Non è possibile – spiega – risarcire danni da avversità assicurabili con polizze agevolate. Mentre è necessario e non rimandabile creare momenti di informazione, di approfondimento per gli agricoltori per diffondere la cultura della gestione del rischio”.
 





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