Diario di un viaggio in moto lungo l’Aurelia, da Terni a Nizza, e ritorno; da fare almeno una volta nella vita.

Le spiagge della Costa Azzurra

Tutta l’Aurelia, da Montalto di Castro a Latte, quella frazione di Ventimiglia, che è un po’ l’ultimo lembo d’Italia prima della Francia, anche se il post-covid ha lasciato qualche problemino insoluto, specie nella viabilità. Per quanto in vacanza nessuno ti corra dietro, arrivare il prima possibile resta un obiettivo importante. Si alterna, allora, come si può: superstrada e autostrada a seconda degli scorci che ti va di immortalare e della nuvoletta dell’impiegato, che non ti lascia mai.

Io viaggio da solo

La Versilia al tramonto

Lo Scarabeo 400 è carico del necessario: un borsone con gli abiti e, nel sotto sella, l’attrezzatura fotografica. Fra le gambe, un vecchio zaino alpino con i tasconi: oltre a fare molto vintage è capiente e puoi metterci, ben separati ma a portata di mano, la reflex e il costume; d’altronde quando sei di fronte al mare azzurro della Toscana puoi aver subito bisogno di ambo le cose.

Ecco, le pause allungano un po’ il viaggio, ma si viaggia in solitaria anche per questo: sei tu a scegliere tempi, modi, luoghi e momenti delle soste. Fra l’Umbria e la Versilia, di soste se ne fanno davvero un bel po’, tanto da sbucare di fronte al superbo Principe di Piemonte di Viareggio a pomeriggio inoltrato.

Seguendo il lungomare

Il Pesce Baracca a Forte dei Marmi

Basta autostrada quindi, ora ci godiamo il lungomare seguendo una vespina Special con quella bella targa blu su fondo bianco, targata LU, Lucca come nel classico estivo Sapore di Mare. Inforcata da un bagnino che fa da guida da Marina di Pietrasanta all’incrocio di Forte dei Marmi. Lui gira verso l’interno, lo Scarabeo tira lungo, sino a Cinquale. Il primo giorno di viaggio si interrompe alla spiaggia Le Dune; è il 28 giugno, ma il sole è caldo e la spiaggia rovente quasi fossimo in agosto. La tavola blu che si para davanti sembra chiamarti a sé per un piacevole bagno; invito accettato.

Nessuna fretta per la cena. Ottima cosa, perché l’albergo di San Carlo offre uno sfondo da togliere il fiato: la linea di costa da Marina di Massa a La Spezia al tramonto merita di essere immortalato, ma con calma. Reflex sempre al seguito, si fa di nuovo rotta verso il Forte per un pasto gustoso sull’iconico pontile.

Il luogo si chiama Pesce Baracca, street food di mare da leccarsi i baffi. Posizionato lato ponte, burrata e polpo sono una deliziosa accoppiata mentre lo sguardo punta le ultime luci del giorno. Un calice di Ferrari Perlè è un ottimo accompagnamento.

Tappa a Portofino

Veduta di Portofino

Si riparte presto: se la Toscana è stata lunga, la Liguria si prospetta ancor più ardua; siamo infatti agli inizi dell’estate e le autostrade sono ancora un cantiere. A un’ora e mezza da Marina di Massa pit stop a Portofino. La D7100 scatta a rotta di collo: da tempo il mirino non inquadrava scorci così meravigliosi.

Incastonata nella roccia, la perla ligure si presenta al centauro in tutto il suo splendore, con un tripudio di colori di fiori a picco sul mare azzurro e lo sfondo di un paesino considerato – a buon titolo – fra i luoghi più belli al mondo. La piccola flotta di yacht e di barche da pesca è un soggetto perfetto per un’ulteriore serie di scatti prima della ripartenza. Ora non più soste: lo scopo è arrivare il prima possibile, tenendo conto dei disagi.

Un’odissea estiva

La frontiera Italia Francia al valico di Ponte San Ludovico

Già, ormai a inizio settembre non lo ricordiamo più, ma in quel periodo la scarsa viabilità è stata davvero un salasso per nervi e per il business: i primi, di noi viaggiatori incolonnati, il secondo, per gli operatori locali del turismo. In effetti da La Spezia a Ventimiglia sembra di aver attraversato l’oceano, con meno di 300 km in quasi cinque ore. Una fermata a Latte merita: lungo l’ultimo tratto d’Italia, infatti, è possibile scorgere superbe ville sulla scogliera, una fortuna per chi le abita e una condivisibile, piacevole invidia per chi le immortala.

Siamo al varco di frontiera Ponte San Ludovico: Parlez vous français? Et les gants? En France, vous avez besoin de gants! Pour votre sécurité è l’accoglienza riservata dalla Gendarmerie National a noi centauri. Alla prima domanda rispondi con Do you speak english? Francese, non serve! In effetti siamo in Europa e suona strano che nessuno parli inglese; altrettanto strano è che la vicina pattuglia di alpini, al valico con l’Italia, si esprima in ambedue le lingue.

Ammettono di non sapere l’inglese, ma Oltralpe senza i guanti non si entra. Proprio così: a fine giugno la mascherina è un optional, i guanti no. Che tu abbia un cinquantino o una “Goldwing” 1.8 e con un caldo che sfiora i 40 gradi i guanti, in Francia portali sempre con te.

A Marsiglia di corsa

Mentone

L’albergo è ad 800 metri dal confine e diventi presto un volto noto ai confinari delle due sponde: si dorme in Francia e si mangia in Italia. Poi di nuovo in Francia, stavolta per raggiungere Nizza percorrendo il lungo costa. Quasi due ore fra traffico e stop: è una provinciale e il percorso inevitabilmente si allunga.

Si narra che quando Garibaldi ha saputo che Cavour aveva ceduto la città ai francesi, gli abbia tirato un pugno in faccia, rammenta David, vecchio amico e professore di storia in un liceo nizzardo. Siamo in Piazza Garibaldi, nel cuore dell’antica città sabauda, di fronte alla statua dell’Eroe dei Due Mondi.

Andata e ritorno

Di fronte al tripudio ittico del Café de Turin – un must per tutti gli amanti del pesce e della buona cucina – l’occhio immortala quel carattere prettamente italiano di una città unica nel suo genere; così pensi che anche tu avresti tirato un pugno a Cavour: non si può perdere una città così. La serata prosegue fra lunghe chiacchierate, scivolando nei vicoli del centro storico fino al celebre Promenade des Anglais, in verità nome piuttosto diffuso sia in Provenza sia in Liguria (ma di questo vi parleremo nella seconda parte del diario di viaggio).

A notte ormai inoltrata, infatti, si inforca di nuovo la moto e si torna a Mentone percorrendo Pic de la Colmiane con i suoi numerosi tornanti, non a caso percorso del Tour de France. Non il massimo da fare al buio e con poca luce, ma quel tratto ha regalato alla mia Nikon un’esperienza insuperabile.

Testo e foto di Marco Petrelli|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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