La Terza commissione consiliare, presieduta da Eleonora Pace, ha svolto giovedì scorso (17 febbraio), le audizioni sulla proposta di legge del consigliere Andrea Fora (Patto civico) sul tema della natalità legato a quello della famiglia, allo scopo di “arginare il drastico e costante calo delle nascite in Umbria sostenendo le famiglie con interventi economici e legislativi”.
Fora ha ricordato come sia “necessario uno strumento normativo che disciplini interventi a sostegno della natalità ed in particolare impegni la Regione a perseguire: la valorizzazione delle funzioni sociali della famiglia; il riconoscimento e sostegno delle funzioni svolte dalla famiglia; il riconoscimento dell’alto valore della maternità e paternità coscienti e responsabili; la rimozione degli ostacoli di ordine sociale, culturale ed economico che impediscono le nuove nascite, l’adozione e la vita della famiglia, prevenendo situazioni di particolare disagio, povertà o esclusione sociale, ivi comprese quelle conseguenti a provvedimenti giudiziari afferenti la separazione o il divorzio, perseguendo una inclusione attiva volta al superamento delle varie situazioni di disagio; la promozione nel territorio di sportelli informativi capaci di essere dei punti di riferimento per i vari bisogni delle famiglie, in collaborazione con le aziende unità locali socio-sanitarie e con i consultori familiari, valorizzandone i servizi di assistenza a famiglie e futuri genitori”.
La proposta di legge prevede interventi a sostegno della natalità mediante assegni, interventi a favore delle famiglie con figli minori di età rimasti orfani di uno o di entrambi i genitori; un intervento specifico a favore delle famiglie monoparentali e per i genitori separati o divorziati in situazioni di difficoltà economica; un intervento generale a favore delle famiglie monoparentali e di genitori separati e divorziati e gli interventi per la conciliazione dei tempi educativi e il lavoro. La proposta di legge inoltre promuove e rilancia il welfare aziendale indicando in maniera puntuale i membri dell’osservatorio regionale, e soprattutto prevedendo premialitá per le aziende che adottino politiche di welfare aziendale volte a sostenere la maternità e la conciliazione tra cura e lavoro. Importante novità l’introduzione in Umbria della “valutazione d’impatto familiare”, uno strumento per orientare le politiche familiari previste in ogni settore, secondo criteri di differenziazione e proporzionalità in rapporto alla composizione del nucleo familiare e alla sua condizione economica. La Regione, attribuendo a questo strumento un’importanza strategica per il perseguimento delle finalità della legge, dovrà promuovere intese con gli enti locali per estendere la valutazione di impatto familiare alle politiche settoriali di loro competenza e ai relativi atti di programmazione, assicurando il pieno coinvolgimento dei sindaci tramite il Consiglio delle autonomie locali.
Per Federico Fiorucci (Confcommercio) le previsioni su denatalità e invecchiamento della popolazione fanno presupporre un peggioramento per una regione che si trova già in stato di sofferenza, con ricadute di natura economica e sociale, perché la tenuta delle famiglie incide sia sul grado di istruzione che sulla tenuta stessa dei lavoratori, in un sistema dove tutto questo è collegato. In particolare il sostegno agli asilo nido coinvolga anche quelli privati, che sono un pezzo importante dell’offerta per le famiglie. Un aspetto determinante è quello della valutazione dell’impatto familiare e suggeriamo di innestare tale valutazione nei processi legati al Pnrr e ai fondi strutturali, dove tante risorse saranno investite per politiche di rigenerazione urbana e riqualificazione.
Per Alessandro Moretti (Acli) serve non solo un aiuto economico ma una rete di servizi che consenta opportunità di socialità e solidarietà fra le famiglie. L’associazionismo familiare deve essere diffuso, per intercettare bisogni e incrementare azioni da fare su specifici territori o anche quartieri, quindi anche per riqualificare zone della città mettendo a regime fonti di finanziamento riuscendo ad agevolare le famiglia che ci vivono.
Ermanno Ventura (Movimento cristiano lavoratori) ha sottolineato come la mancanza di lavoro e conseguentemente di radicamento sul territorio fa venire meno anche la serenità necessaria per mettere su famiglia. Le politiche dei vari governi che si sono succedute hanno dato, nei fatti, poca attenzione alla famiglia, ponendo come base sociale l’individuo, ma l’individualismo non aiuta la formazione di famiglie.
Giuliano Granocchia (Confesercenti) ha posto l’attenzione sul welfare aziendale: ha un costo, ha sottolineato, che viene sostenuto con accordi nazionali, spesso sottraendo risorse alla sanità pubblica, per cui serve una riflessione. In Umbria l’85 per cento delle imprese ha solo tre dipendenti o meno, mentre le medie e grandi aziende hanno ben altra capacità di auto-organizzazione. Da chiarire anche come concretamente sarà calcolato l’indice di impatto familiare.
Massimiliano Di Bartolo (Unione giuristi cattolici) ha posto l’accento sull’attenzione alla vita nascente, richiamata nel testo di legge come misura di contrasto alla denatalità e principio essenziale per i valori cattolici. Importante anche una formazione che parta dalla scuola per proporre modelli culturali e antropologici messi fuori moda negli ultimi anni dal pensiero unico, che porta i ragazzi a considerare i valori della famiglia come modelli da “sfigati”.
In conclusione, Fora ha specificato che la tutela della vita non ha un carattere ideologico ma sostanzialmente laico, legato a una offerta di servizi a sostegno delle famiglie per aiutarle a prendere decisioni, una scelta non di carattere etico ma per ovviare alla carenza di servizi. La maternità deve diventare prestigiosa, oggi è un handicap per il lavoro. Sulle misure che possono essere adottate per intercettare le risorse, sia nei progetti legati al Pnrr che ai fondi strutturali, bisogna costruire una premialità dentro la programmazione economica e dobbiamo introdurla subito perché oggi programmiamo i prossimi anni, quindi se la politica vuole dare segnale concreto di attribuzione di valore alla famiglia, deve farlo oggi e non fra due anni, se no i benefici arriveranno tra trent’anni.