Di nuovo un’aggressione e ancora violenza nelle carceri umbre. L’ultimo episodio in ordine di tempo è accaduto nel pomeriggio di giovedì 3 settembre nel carcere di Orvieto.
A farne le spese è un agente della penitenziaria che ha rischiato un morso all’orecchio da parte di un detenuto. Il fatto è stato denunciato da Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del sindacato Sappe: “Giovedì pomeriggio un detenuto italiano recluso nel carcere cittadino, per futili motivi legati alla possibilità di avere un colloquio con la dirigenza dell’istituto, peraltro molto carente nella gestione delle criticità relative sia al personale che ai detenuti, ha aggredito improvvisamente l’ispettore capo di polizia penitenziaria incaricato della sorveglianza generale”.
L’ispettore è stato raggiunto da pugni in faccia e in testa. Il detenuto ha poi tentato di morderlo a un orecchio senza fortunatamente riuscirci, grazie all’intervento di altri agenti che hanno bloccato il detenuto. Alla fine quattro poliziotti sono stati curati dalla locale infermeria, di cui tre hanno avuto la necessità delle cure dell’ospedale, con prognosi che variano dagli 8 ai 30 giorni”.
Le parole di solidarietà dei parlamentari della Lega
Solidarietà piena è arriavata dal gruppo parlamentare della Lega che, con una nota congiunta, stigmatizzano il fatto e chiedono una presa di consapevolezza maggiore da parte del governo: “Massima vicinanza agli agenti di polizia penitenziaria e al personale del carcere di Orvieto coinvolto nell’aggressione”, scrivono i parlamentari leghisti Virginio Caparvi, Riccardo Augusto Marchetti, Barbara Saltamartini, Valeria Alessandrini, Simone Pillon, Luca Briziarelli e Stefano Lucidi.
“Ancora una volta – prosegue la nota – il ministro Bonafede dimostra la propria totale inadeguatezza avevamo chiesto interventi strutturali di sostegno alla Polizia penitenziaria come ad esempio l’uso del taser, l’implementazione di ulteriori attrezzature di sicurezza e il potenziamento degli organici. Tutto questo è da sempre inascoltato.
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Ovviamente in questo modo lo Stato lascia in prima linea a mani nude gli agenti, gli uomini e le donne della polizia penitenziaria ad affrontare i criminali rinchiusi nelle nostre carceri. Questa situazione – concludono i leghisti – continuerà fino a quando non avremo il cambio al Ministero e la presa di consapevolezza della necessità di intervenire quanto prima”.