Continua a destare preoccupazione la crisi legata alla siccità nel Nord Italia, soprattutto nella zona dei grandi laghi italiani. Il governo lancia una cabina di regia per la gestione dell’emergenza, ma la mancanza di acqua potrebbe aggravarsi ancora. Ecco una panoramica della situazione.
Ancora una settimana senza piogge. E ancora preoccupazione per la situazione idrica nelle Regioni settentrionali del Paese. I grandi laghi della zona, dal Lago di Garda al Lago di Como, sono a livelli di riempimento considerevolmente bassi, complice la poca neve accumulata durante l’inverno ad alta quota e i fiumi in secca. Il Piemonte è fra le regioni più colpite: le precipitazioni su base annua sono calate del 40%.
Il Lago di Garda
Il livello dell’acqua nel Lago di Garda, mai così basso in inverno da più di 30 anni, ha fatto riaffiorare l’istmo che congiunge la terraferma con l’Isola di San Biagio, chiamata anche Isola dei Conigli, a Manerba sul Garda, in provincia di Brescia. Si tratta di uno spettacolo certamene unico per i turisti che osservano, ma dà la misura di quanto la siccità sia un problema di grave impatto sulla sicurezza idrica. Non era mai successo negli ultimi decenni che in inverno si registrasse un livello dell’acqua così basso, di oltre 50-60 centimetri inferiore alla media stagionale.
Lago di Como: affluenti in secca
Come riferisce Como Today, i volontari del circolo Ambiente “Ilaria Alpi” hanno percorso alcuni tratti del Lambro e dei torrenti Ravella, Bova e Bevera, riscontrando che tutti gli affluenti sono in una situazione allarmante. “La condizione del Lambro e dei torrenti è ancora preoccupante, poiché le portate sono minime. C’è presenza di acqua, comunque poca, nei tratti ‘montani’ e naturali dei due torrenti, mentre nelle parti che hanno subìto artificializzazione l’acqua è ancor più scarsa se non del tutto assente”, ha dichiarato Roberto Fumagalli, presidente del Circolo. In generale, il riempimento del Lago Maggiore si attesta al 38%, quello di Garda 35% e solo al 20% quello di Como.
Il fiume Po “ha sete”
Non accenna a placarsi il grave problema della siccità anche per quanto riguarda il fiume Po, il più ampio corso d’acqua d’Italia e che si sviluppa su ben sette Regioni, e che continua continua ad “aver sete”. Secondo il segretario generale dell’Autorità distrettuale del fiume Po, Alessandro Bratti, è necessario intervenire perché la “situazione è molto preoccupante“. Il segretario generale avverte inoltre di non dimenticare il tema legato alla manutenzione dei territori perché “fondamentale per prevenire situazioni di emergenza”, precisa in un’intervista all’Agi.
Coldiretti: “Con la siccità aumenta anche lo smog”
Secondo Coldiretti, una delle conseguenze peggiori della siccità – oltre all’indebolimento di intere filiere produttive come quella del riso – è l’aumento dell’inquinamento urbano. “L’assenza di precipitazioni significative fa scattare l’allarme smog nelle città della pianura padana con le prime misure per limitare il traffico mentre nelle campagne la siccità mette a rischio la preparazione dei terreni per le semine, quando le coltivazioni avranno bisogno di acqua per crescere”, si legge in una nota. “Dopo un 2022 che ha registrato il 40% di pioggia in meno al Nord l’assenza nel 2023 di precipitazioni significative che possano ripulire l’aria da inquinamento e polveri sottili rende tutto ancora più pesante”.
Cabina di regia interministeriale: l’annuncio di Lollobrigida
Mercoledì, 15 febbraio, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha detto che “con i colleghi di Ambiente ed Infrastrutture e con palazzo Chigi abbiamo costituito una cabina di regia per affrontare questa (la siccità, ndr) che è la vera sfida del futuro”. “Sarebbe stato meglio se si fosse iniziato 20 anni fa, quando sono cominciati gli eventi siccitosi che non conoscevano la carenza idrica. Ma non possiamo piangere sul passato, dobbiamo lavorare per il futuro”, ha aggiunto il ministro.
Gelmini: “Coinvolgere Regioni ed Enti locali”
“La proposta del ministro Lollobrigida di una cabina di regia nazionale sul tema potrebbe dare un contributo importante, a patto che vengano coinvolte anche Regioni ed enti locali e che non sia l’ennesimo escamotage per prendere tempo e non decidere”, scrive sui social Mariastella Gelmini, vicesegretario di Azione.
“Abbiamo il dovere di salvare i raccolti, le aziende, i sacrifici di tanti agricoltori e produttori italiani. Abbiamo il dovere di salvaguardare la risorsa idrica di cui disponiamo, con una pianificazione a medio e lungo termine. E non cogliere l’opportunità del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) anche per affrontare il tema della gestione dell’acqua in modo strutturale sarebbe un grave errore, conclude l’ex ministra.
Cosa ci aspetta
Massimiliano Pasqui, fisico del Centro nazionale ricerche (Cnr) e membro dell’Osservatorio della siccità dell’Istituto di Bioeconomia-Cnr, ha spiegato in un’intervista ad upday: “È abbastanza probabile che nei prossimi mesi avremo piogge in linea con i valori climatici, o anche superiori alla media. Tuttavia – avverte Pasqui – non dobbiamo dimenticare che veniamo da una serie di annate molto secche e le precipitazioni che ci saranno in primavera non ci permetteranno comunque di recuperare il deficit idrico accumulato fino a questo momento. Le piogge aumenteranno, ma la siccità di lungo periodo resterà un problema”.
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Fonte Agi