Un microcellulare
nascosto dentro una presa di corrente elettrica in una cella
della sezione del carcere di Spoleto dove sono rinchiusi
detenuti del circuito di alta sicurezza è stata trovata dalla
polizia penitenziaria. A riferirlo è Fabrizio Bonino, segretario
per l’Umbria del sindacato Sappe. “Sono anni oramai che
lamentiamo a tutti i livelli che il taglio di ben 130 unità
nella pianta organica della polizia penitenziaria del carcere
operato nel 2017 avrebbe comportato gravissime carenze nella
gestione della sicurezza interna dell’istituto e il ritrovamento
di ieri ne è soltanto l’ultima conferma”, denuncia il
sindacalista in una nota.
“L’Amministrazione penitenziaria – afferma ancora Bonino –
deve necessariamente comprendere che non è possibile gestire un
istituto di massima sicurezza con un numero di uomini che non
sarebbe idoneo neanche per la gestione di un asilo nido ed
inviare con urgenza un contingente idoneo alle esigenze del
caso”.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, evidenzia che
“il primo e più rappresentativo sindacato della categoria torna
a richiamare l’attenzione dei vertici regionali e nazionali
dell’amministrazione penitenziaria affinché vengano date
risposte concrete, alla risoluzione delle problematiche in atto
nel penitenziario di Spoleto, anche dotando le donne e gli
uomini, da sempre in prima linea sul fronte dell’ingresso e
possesso di droga e telefonini in carcere, di adeguati strumenti
tecnologici di controllo”.
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