I traffici d’arte prima del coronavirus, mentre riaprono i luoghi della cultura
Novecentomila beni recuperati: è il bilancio del 2019 dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC)
Sono 902.804 i beni recuperati nell’anno passato dai Carabinieri del Comando per la Tutela del Patrimono Culturale, alle dirette dipendenze del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, che oggi conta trecento unità fra i quindici nuclei più una sezione sparsi lungo lo Stivale, il reparto operativo ubicato a Trastevere in via Anicia e i vari uffici, che gestiscono fra l’altro la banca dati più antica ed estesa al mondo (quasi 1.300.000 files di opere da ricercare). È un numero che porta a circa tre milioni i beni resi al pubblico o ai legittimi proprietari in mezzo secolo di storia di questa Unità specializzata.
“L’Italia -afferma il ministro Franceschini- è il Paese che per primo ha investito con convinzione nella tutela e nella salvaguardia del patrimonio culturale. Un lavoro quotidiano e capillare da parte degli uffici e delle soprintendenze del Mibact a cui si affianca l’attività silenziosa e preziosa dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale che sono un’eccellenza italiana riconosciuta in tutto il mondo.
Gli ultimi dati dell’attività operativa mostrano risultati molto importanti di cui dobbiamo essere orgogliosi”.
La maggior parte dei recuperi del 2019 riguarda il settore antiquariale, archivistico e librario (857.003); a seguire vi sono i reperti archeologici, paleontologici e numismatici provenienti da scavi clandestini (45.801). Per quanto attiene alla contraffazione, sono 1.083 le opere sequestrate: falsi di arte contemporanea – ma non solo – che, qualora immessi sul mercato, avrebbero fruttato alle organizzazioni criminali quasi 200 milioni di euro.
Fra le opere più importanti tornate a casa, un ritratto di Lorenzo Lotto rubato nel 1976 a Firenze e una Madonna del Pinturicchio asportata a Perugia nel 1990. Numerosi i beni rimpatriati a seguito di indagini, rogatorie e interventi della “diplomazia culturale”, come un rilievo dei Della Robbia rientrato dal Canada e il Vaso di fiori del fiammingo Van Huysum che, trafugato nel corso della Seconda guerra mondiale, era rimasto da allora in Germania. Fra le opere di sospetta falsità tolte dal mercato spiccano vari dipinti attribuiti a Modigliani, ma il fenomeno ha colpito artisti di ogni epoca e stile, da Leonardo da Vinci a Giorgio De Chirico, da Andy Warhol a Michelangelo Pistoletto.
Ci sono queste e altre buone notizie, sul contrasto dei traffici d’arte, nella pubblicazione “Attività operativa 2019” edita dal Comando Carabinieri TPC, a breve disponibile anche sul sito www.beniculturali.it. Registrano un decremento del 27,2% i furti in genere, che sono 345 a fronte dei 474 del 2018. Anche più sensibile il calo di quelli in danno della collettività: presso archivi – 50% (= da 16 a 8), biblioteche – 42,8 % (= da 21 a 12), luoghi di culto – 35,4% (= da 209 a 135), musei – 33,3% (= da 21 a 14).
Al contrario, come si leggerà in dettaglio nel documento, sono aumentati i risultati delle indagini e dei controlli in ambito nazionale: gli arresti e le denunce, le associazioni per delinquere perseguite, le sanzioni amministrative a salvaguardia del paesaggio elevate, in linea con l’articolo 9 della Costituzione.
In più i carabinieri, forti di una tradizione di difensori del patrimonio comune che risale a Belisario e Raffaello e passa per Antonio Canova, Ugo Ojetti, Rodolfo Siviero e i tanti sovrintendenti alle Belle Arti attivi nell’ultima guerra, hanno dato un contributo anche fuori dai confini.
Lo hanno fatto sul piano investigativo, rintracciando in Italia opere sottratte all’estero, come i 594 dipinti ex voto restituiti al Messico e i 796 antichissimi reperti ridati alla Cina. Oppure attraverso la formazione, svolgendo corsi in Europa, Asia e Africa a favore di tanti partner internazionali. O ancora con l’assistenza sul campo, fornendo esperti in via permanente all’Iraq e, secondo l’esigenza, in altri territori. Giova ricordare che il MiBACT, d’intesa con l’UNESCO, ha originato nel 2015 su iniziativa del ministro Dario Franceschini “Unite4Heritage”: inedite task-force di funzionari italiani e carabinieri del TPC pronte a intervenire per la messa in sicurezza e la conservazione dei beni nei Paesi devastati da conflitti o calamità naturali.
Di particolare rilievo l’operazione “Achei” dello scorso 18 novembre, originata dal Nucleo TPC di Cosenza, che ha portato a 23 misure cautelari e 103 perquisizioni sul territorio nazionale, nel Regno Unito, in Francia, in Germania e in Serbia, con ingentissimi recuperi di reperti archeologici trafugati in Italia e all’estero. Le indagini hanno visto l’uso dei droni per l’individuazione degli scavi clandestini e si sono giovate del coordinamento e dello scambio informativo da parte di EUROPOL (sul piano investigativo) e di EUROJUST (sul piano giudiziario).
Questo, in sintesi, il fatturato di un reparto che, come scrive il generale Roberto Riccardi nella sua introduzione al resoconto annuale, esiste «per restituire allo sguardo di tutti le meraviglie che la nostra civiltà ha prodotto nei secoli».
Ma il 2019 è stato importante per un’altra ragione. Il Comando TPC ha celebrato al Quirinale il cinquantenario della fondazione, alla presenza del Capo dello Stato, con una mostra di capolavori recuperati fra i quali si citano la Triade Capitolina, il Cratere di Eufronio, la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca, una Sacra Famiglia del Mantegna, il Giardiniere di Van Gogh e il Cabanon de Jourdan di Cézanne. Per la ricorrenza sono stati realizzati un libro, una moneta, una serie di francobolli e ulteriori mostre. L’ultima dell’anno si è svolta in ottobre al quartier generale UNESCO di Parigi con una padrona di casa d’eccellenza, la direttrice generale Audrey Azoulay.