bnc

06 settembre 2021 17:01



L’Italia, in particolare la provincia di Perugia, doveva essere per Fatima, 33 anni, l’inizio di una nuova vita migliore seppur lontana da casa, dal suo Marocco. Una vita di coppia con un uomo che aveva conosciuto tramite la sua famiglia. Invece il matrimonio e l’approdo in Umbria sono stati da subito un incubo per lei e poi anche, negli anni successivi, per i tre figli. Il marito – anche lui marocchino – non le ha mai permesso di uscire di casa. Gli unici contatti con l’esterno, indossando rigorosamente il velo integrale, le venivano concessi quando si doveva recare dal medico o quando ha partorito. Ai tre bambini il padre non ha mai concesso di frequentare la scuola “perché non voleva che si instaurassero rapporti con gli italiani”. Alla donna le erano stati sequestrati anche tutti i documenti per evitare una fuga o il ritorno nel suo paese. Nel 2019 la famiglia è tornata nel suo Paese d’origine.



Lì ha maturato la convinzione di volersi liberare di suo marito: grazie all’aiuto di alcune persone amiche è riuscita a farsi consegnare un duplicato del passaporto e a tornare in Italia ma senza i figli, che sono stati affidati alla nonna materna. Una volta in Italia ha presentato regolare denuncia al Tribunale di Perugia tramite il suo legale, l’avvocato napoletano Gennaro De Falco e la politica italiana Souad Sbai, presidente della onlus “Acmid Donna” che ha fatto da interprete visto che Fatima (nome di fantasia) non parla italiano. “Fatima si trova in una località segreta, – fanno sapere Souad Sbai e l’avvocato De Falco – malgrado tema fortemente per la sua incolumità, lancia il un grido d’aiuto, lo stesso di Saman e di molte altre donne che malgrado vivano in Italia e non il Afghanistan sono vittime in uno stato di assoggettamento intollerabile”.









Fonte articolo Perugia Today

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