Da oggi (lunedì 7 febbraio) il Bonus edilizia avrà nuove regole. Il “Decreto sostegni ter” all’articolo 28 (cessioni dei crediti d’imposta e sconto in fattura per lavori di riqualificazione energetica e di messa in sicurezza degli edifici) ha inserito il divieto di cessione multipla di tali crediti d’imposta, nella finalità di avversare le frodi carosello e le operazioni di riciclaggio, per l’effetto limitando una sola cessione da parte dell’impresa agli intermediari finanziari.

“Il settore delle costruzioni, dal 2008 in avanti ha sofferto una grande crisi, ma grazie al Superbonus 110% e alla possibilità di circolazione e monetizzazione del credito d’imposta generato dagli interventi, ha prodotto solo nel corso del 2021 quasi un milione di nuovi posti di lavoro.Tutto il comparto sta crescendo 4 volte più veloce del PIL. O forse occorre dire che ‘stava crescendo’ poiché dopo le disposizioni del cosiddetto decreto ‘Sostegni Ter’ stabilendo che dal 7 febbraio non si potranno vendere più di una volta i crediti fiscali frutto di cessione o sconto in fattura”, spiega  l’architetto Paolo Moressoni, a nome di tutto il Consiglio dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Perugia..

“Gli effetti diretti di questa ‘stretta’ – prosegue – sono stati l’immediata chiusura di tutte le operazioni di acquisto del credito d’imposta di alcuni istituti di credito ma soprattutto di Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti che costituivano i principali riferimenti del mercato. L’effetto ancora più dirompente è il fatto che entrambe le società fanno capo allo Stato. A sottolineare che la misura non è stata gradita è stato per primo il mercato azionario dove il titolo di Poste, subito dopo la chiusura della piattaforma di cessione del credito, ha subito un tonfo del 4%.Perché si è arrivati alla stretta? Perché hanno fatto notizia alcune frodi segnalate da diverse procure della Repubblica tra cui Perugia guidata da Raffaele Cantone. La truffa, da quanto si apprende, ha prodotto il sequestro preventivo di 103 milioni di euro. A causa di questa nuova disposizione sta accadendo che imprese, fornitori e tecnici che, ad oggi sposando l’iniziativa dello Stato sui bonus edilizi, rischiano il fallimento delle proprie attività pur avendo in pancia crediti d’imposta. Inoltre la preoccupazione è rilevante per il fatto che tutti gli operatori da due anni a questa parte hanno fatto rilevanti investimenti in termini di personale, materiali e attrezzature per rispondere alle richieste di tanti cittadini che chiedono di rinnovare ed efficientare le proprie abitazioni”.

“A questo punto, – continua – ci si chiede che fine faranno i lavori già avviati, chi pagherà i progetti già in essere, chi sosterrà produttori e fornitori che alimentano la filiera con i propri materiali. Probabilmente, un ulteriore contraccolpo avverrà per la ricostruzione delle aree terremotate del centro Italia. Infatti i contributi erogati dalla Struttura Commissariale per la Ricostruzione sono insufficienti a coprire i costi della ricostruzione degli edifici ed i superbonus costituiscono l’unica salvezza per territori la cui economia è stata fiaccata prima dal sisma e poi dalla pandemia. Che il Premier Draghi non abbia mai gradito i Superbonus è cosa nota, e su questo argomento appare sempre più distante dalla posizione dei partiti politici che invece ne continuano a sostenere la validità. Uno studio commissionato dalla Camera dei Deputati, presentato lo scorso dicembre, ha evidenziato che i Bonus edilizi, a fronte di rilevanti investimenti pubblici, hanno prodotto 4 miliardi di utile per le casse dello Stato. Per lo stesso motivo nei giorni scorsi i tecnici del Senato hanno evidenziato che la misura che blocca le cessioni non può essere a costo zero come indica la relazione tecnica accompagnatoria del provvedimento, perché produrrebbe la riduzione degli investimenti per mancanza di liquidità. Da quanto è stato dichiarato il ‘blocco del settore avrebbe come conseguenza anche la riduzione delle entrate già contabilizzate nella legge di Bilancio’. Questo senza contare le ricadute in termini di occupazione che come segnalato potrebbero far perdere un milione di occupati. Non è condivisibile che l’incapacità dello stato di provvedere ai controlli debba penalizzare la stragrande maggioranza di cittadini, tecnici ed imprese che operano in completa correttezza”.

“Bloccare il meccanismo della cessione del credito – rimarca ancora Paolo Moressoni per gli Architetti – non è una misura antifrode, è una misura che trascinerà il settore delle costruzione nella crisi peggiore di sempre, costerà allo stato almeno un milione di posti di lavoro (con conseguente necessità di attivazione di costose misure di sostegno), almeno 6 punti di crescita di PIL (significa azzerare le previsioni del 2022) con conseguente minor gettito. Per questi motivi è evidente che la pezza e peggiore del buco. Speriamo che il Governo ci ripensi perché su questo argomento abbiamo visto misure adottate sempre con troppa fretta e senza ascoltare gli operatori. Avremmo tanti argomenti da suggerire per migliorare questa misura e speriamo che il Governo non resti sordo”.

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