Si accorcia anche in Umbria l’aspettativa di vita media nel 2020: passa dagli 84 anni del 2019 agli 83,3 dello scorso anno. Un calo comunque minore rispetto alla media nazionale, passata da 83,2 anni a 82. E’ il dato fornito dall’Istat nella nota di aggiornamento dei parametri Bes (benessere equo sostenibile) nei territori. La discesa del cuore verde è di poco superiore al ribasso medio del Centro Italia, passato da 83,5 anni a 82,9. Tornando all’Umbria, differenze marcate si registrano tra le due province. Il calo è più accentuato in quella di Perugia, che passa da 84,4 a 83,6, mentre in quella di Terni si va da 83,5 anni stimati come aspettativa di vita a 82,9. I numeri cambiano anche in base al sesso.
Le donne umbre hanno una speranza di età massima che passa da 86,2 anni a 85,6 nel 2020. Anche qui con differenze provinciali non secondarie: calo da 86, 5 a 86 nella provincia di Perugia; da 85,7 a 85 in quella di Terni. Più basso il dato medio dei maschi. Con un calo più accentuato. Si passa da 82 a 81 anni nella stima regionale. Che si traduce in un passaggio da 82,4 a 81,4 nella provincia di Perugia e da 81,8 a 80,8 in quella di Terni. Decisivo nella rivalutazione dell’aspettativa di vita il fattore Covid. “Nel 2020 – scrivono gli analisti dell’Istat – la diffusione della pandemia da Covid-19 e il forte aumento del rischio di mortalità che ne è derivato ha interrotto bruscamente la crescita della speranza di vita alla nascita che aveva caratterizzato il trend fino al 2019, facendo registrare, rispetto all’anno precedente, una contrazione pari a 1,2 anni.
Nel 2020, l’indicatore si attesta livello nazionale a 82 anni (79,7 anni per gli uomini e 84,4 per le donne). A livello provinciale la speranza di vita si riduce nelle aree del Paese a più alta diffusione del virus durante la fase iniziale della pandemia”. Il Bes tiene in considerazione 63 indicatori statistici. I principali, ossia salute, istruzione, lavoro e benessere economico “delineano ancora divisioni nette e strutturali tra Centro-nord e Mezzogiorno. Le distanze si sono tuttavia attenuate nell’ultimo anno per il peggioramento più marcato del Centro-nord dovuto alle più forti ripercussioni della crisi sanitaria in questi territori”, fa sapere Istat.