Diffuso il “documento” di sintesi. «Occasione per riscoprirsi una Chiesa in comunione, una Chiesa che ha bisogno anche dei lontani»
(UNWEB) perugia. Nei giorni scorsi si è conclusa la prima tappa del Cammino sinodale nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, avviata nell’ottobre scorso e con la costituzione, nei mesi successivi, di 136 gruppi sinodali formati in gran parte da laici e composti complessivamente da oltre mille persone. L’equipe sinodale diocesana, il cui referente è don Calogero Di Leo, direttore dell’Ufficio catechistico e parroco del centro storico di Perugia, e il segretario don Simone Pascarosa, parroco di Bagnaia e Polonico Materno, ha redatto un “documento” di sintesi inviandolo alla Conferenza episcopale italiana (nel sito dedicato è scaricabile questa sintesi: www.camminosinodaleperugia.it).
L’equipe, nel contempo, auspica che lo stesso possa essere recepito da comunità parrocchiali e realtà territoriali interessate per promuovere discernimenti e considerazioni sui temi del Sinodo. Una sintesi di questo ulteriore lavoro, insieme ad altri contributi che continuano ad arrivare all’equipe diocesana, dovrà pervenire alla stessa entro il prossimo 12 giugno, così da essere raccolto e consegnato all’arcivescovo successore del cardinale Gualtiero Bassetti. «Questo per non disperdere i frutti di un lavoro significativo – auspicano don Di Leo e don Pascarosa – a cui hanno contribuito in molti, non solo parrocchie ma anche movimenti e associazioni laicali e importanti settori della società civile. Soprattutto, come ci ha ricordato anche il Santo Padre nel documento preparatorio: “L’obiettivo non è produrre documenti, ma far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani”».
Dopo una prima fase “critica” segnata della pandemia, che non ha permesso a molte realtà parrocchiali di formare subito gruppi sinodali, sono stati avviati interessanti gruppi tematici sui 10 nuclei del documento preparatorio, mentre altre hanno scelto quali tematiche affrontare. «Si è riscontrata la consapevolezza di trovarci innanzi ad un “cambiamento d’epoca” – come ha affermato Papa Francesco – per questo il cammino sinodale è stato vissuto con grande entusiasmo ma anche con grande speranza». È quanto viene evidenziato nella nota introduttiva del “documento” di sintesi, che non si sottrae a mettere nero su bianco alcune criticità emerse. «Si deve rilevare, purtroppo, che manca una modalità e una formazione a camminare insieme – sottolinea il documento –, sia all’interno delle nostre parrocchie sia nel rapporto con la società civile, come se essere cristiani fosse solo una relazione personale con il Signore. Diversi gruppi hanno sentito l’esigenza di allargare la cerchia dei soliti noti, frequentando le periferie, imparando ad apprezzare i consigli che possono venire da tutti. Alcuni avevano il timore (vissuto nelle precedenti esperienze sinodali) di arrivare a produrre i soliti documenti sterili e non incisivi, oltre al timore di non trovare dialogo e convergenza tra laici e clero. Abbiamo scoperto invece la bellezza dell’incontro, del dialogo e dell’ascolto nello Spirito Santo, scoprendo che la Chiesa ha bisogno di tutti, anche dei lontani. Questo evento ha risposto alla grande attesa e necessità, in molti, di essere coinvolti e ascoltati, che è proprio una delle finalità del Cammino sinodale».
In conclusione, «l’esperienza del Cammino sinodale è stata una grande opportunità e occasione per “pensarsi in relazione”, per riscoprirsi una Chiesa in comunione: l’incontro tra praticanti e non, ha fatto riscoprire che non esistono fedeli di diverso livello e valore, ma esiste un solo ed unico popolo di Dio in cammino verso il compimento al suo destino. Vivere la Chiesa nell’esperienza sinodale ha voluto dire per tanti incontrare Gesù nei veri problemi, nei desideri e nelle domande, nella vita delle persone, così come aveva profeticamente scritto il Concilio Vaticano II nella Gaudium et Spes “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (GS 1). Il Cammino sinodale è stata una vera esperienza che proietta la Chiesa verso un suo reale rinnovamento e riforma: tutti i battezzati, nel rispetto dei propri carismi e ministeri, potranno avere maggiori occasioni di contribuire al bene della Chiesa e del mondo stando vicino alla gente, dando testimonianza di Cristo nei luoghi di lavoro e di vita. Il Cammino sinodale ha riacceso l’aspettativa di una Chiesa più vicina alla gente; ha rivalutato il desiderio di dialogo e di confronto tra i partecipanti, siano essi membri di organismi ecclesiali, di movimenti o gruppi ecclesiali o semplicemente laici attratti dalle tematiche proposte. Infine, il fatto di parlare in prima persona della vita personale – nella massima libertà e nella consapevolezza di essere ascoltati – ha suscitato grande stupore, sorpresa e apprezzamento. Il metodo del discernimento comunitario è stato una piacevole scoperta che ha permesso alle persone di vivere una reale esperienza di ascolto e di condivisione: questa può essere davvero la strada maestra per la vita pastorale della Chiesa del terzo millennio, la via per l’annuncio del Vangelo, vero argine al clericalismo e all’autoreferenzialità».