“È un blackout comunicativo quello
che fa viaggiare su due rette parallele ospedali e servizi
sanitari territoriali dell’Umbria. Perché specialisti
ospedalieri e medici di famiglia si consultano quando un
paziente è ricoverato in appena il 16% dei casi, mentre in oltre
otto casi su dieci i pazienti arrivano in reparto senza che si
sappia nulla dei loro trascorsi in fatto di salute perché il
fascicolo sanitario elettronico non è aggiornato”: è questa la
fotografia scattata dall’indagine condotta dalla Federazione dei
medici internisti ospedalieri, su un campione ritenuto
rappresentativo di strutture regionali.
“Così – sottolinea Fadoi in un suo comunicato – non ci si
deve poi stupire se in media tre ricoveri su dieci si sarebbero
potuti evitare con una migliore presa in carico dei pazienti da
parte dei servizi territoriali. Il che in numeri assoluti fa 40
mila ricoveri evitabili l’anno, pari a uno spreco di circa 120
milioni, calcolando che il costo medio di un ricovero è di circa
3mila euro. Mentre, a proposito di ricoveri impropri, sono in
media il 10% quelli di natura ‘sociale’ più che sanitaria. Ossia
di pazienti che si sarebbero potuti assistere anche a casa se
solo esistesse un servizio di assistenza domiciliare o una rete
familiare in grado di accudirli”
Due mondi “quasi incomunicabili” – viene sottolineato – che
finiscono per generare accessi impropri ai pronto soccorso e
ricoveri evitabili. Problemi che solo per il 33% dei medici, a
patto di modifiche, potranno essere risolti da ospedali e case
di comunità, il fulcro della riforma sanitaria territoriale
finanziata complessivamente con oltre 7 miliardi del Pnrr.
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