Governanti e opinione pubblica sono, ormai, in gran parte concordi sul fatto che i cambiamenti meteo climatici rappresentino un problema, non solo per il loro impatto sulle generazioni future, ma anche perché stanno portando a un’estremizzazione degli eventi meteo.
In Italia preoccupa la situazione del Mar Mediterraneo che sta diventando sempre più caldo e che con il suo calore in eccesso alimenta e rende più intense le perturbazioni di origine oceanica che transitano sopra le sue acque.
Ne sono una dimostrazione le recenti vicende meteo che hanno interessato l’Italia, come le super nevicate alpine o le piogge estreme, prima al Sud, poi al Nord. Tra questi eventi merita una citazione a parte la supercella temporalesca che ha interessato il Golfo di Trieste, e che ha originato una violenta tromba marina che è arrivata a impattare su un tratto di costa. Fenomeni di questo tipo, in dicembre, rappresentano una rarità e una preoccupazione per il futuro.
Ma l’estremizzazione climatica non riguarda solo l’Italia, avviene in tutto il mondo, come da tempo avvertono gli scienziati che studiano i cambiamenti del clima.
“Il clima mediterraneo si sta tropicalizzando”, quante volte abbiamo sentito questa frase? E soprattutto, cosa significa? Significa che le acque superficiali stanno raggiungendo, al termine dell’Estate, temperature tipiche dei mari tropicali, fino a 30 gradi in alcune zone adiacenti al Sud Italia e che possono facilitare la genesi di fenomeni meteo simil tropicali come i TLC (cicloni come tropicali), o rendere più profonde le basse pressioni, a loro volta in grado di originare tempeste più intense, con venti, mareggiate e onde di marea impressionanti, come abbiamo visto anche recentemente fare a Venezia, dove il fenomeno dell’acqua alta è sempre più frequente.
In Autunno ci domandavano se sarebbe stata possibile la genesi di un vero uragano, ora, con l’Inverno ormai in corso, la domanda è: “cosa potrebbe succedere se arrivasse aria gelida dalla Siberia richiamata da una profonda ciclogenesi mediterranea?”
Perché se è vero che la frequenza delle irruzioni d’aria gelida siberiana sono diminuite nel corso degli ultimi 20 anni, è altrettanto vero che potrebbero ripresentarsi, anzi è sicuro che prima o poi lo faranno. Non si svilupperebbe certo un TLC o un Medicane (Uragano Mediterraneo), ma potrebbero verificarsi tempeste di neve, pioggia e vento eccezionali.
Non che in passato non lo facessero. Nel dicembre del 1961 una tempesta di neve investì il Sud Italia portando 30 cm di neve in 24 ore su Bari e 80 cm sulle Murge. Sui rilievi esposti all’Adriatico tra l’Abruzzo e la Puglia settentrionale caddero fino a 200 cm di neve. Secondo una pubblicazione di Edmondo Bernacca, caddero ben 365 cm di neve in 24 ore a Roccacaramanico, un valore che sarebbe da record del mondo, ma non è mai stato ufficializzato.
Nell’attuale contesto climatico, dove le anomalie della circolazione atmosferica sono sempre maggiori, potrebbero formarsi tempeste ancor più potenti.
A Trieste, ad esempio, una bassa pressione mediterranea molto profonda potrebbe richiamare l’aria gelida in maniera molto più rapida rispetto al passato, e sebbene non si raggiungano più le temperature di una volta – -16°C nel 1929, -14,6°C nel 1956, contro, ad esempio, soltanto -8°C nel gennaio 1985 e -7,2°C nel febbraio 2012 – potrebbero formarsi tempeste di bora e neve estreme.
Nel nord del Giappone questa situazione rappresenta la normalità della stagione invernale. L’aria siberiana, infatti, venendo a contatto con il relativamente mite Mar del Giappone, genera semi-permanenti basse pressioni in grado di far nevicare a ripetizione su tutta l’isola di Hokkaido, con una frequenza e un’intensità da record. E’ una dimostrazione di come i contrasti termici possano generare fenomeni meteo estremi.
Negli ultimi anni, in effetti, questi contrasti hanno causato forti tempeste invernali con nevicate eccezionali anche in area mediterranea. A fine febbraio 2019, le isole greche dell’Egeo furono investite da una storica tempesta di neve, con blizzard e ghiaccio che paralizzarono il traffico e generarono blackout. E questo nonostante tali isole siano caratterizzate per quasi tutto l’anno da clima assai mite.
Simili eventi sono prevedibili con scarso preavviso, come è accaduto anche alle super nevicate alpine di questo dicembre. Si può però affermare che la loro probabilità sia maggiore che in passato, a causa dei cambiamenti climatici e del Mar Mediterraneo più caldo.
Rammentiamo che le previsioni meteo con validità sino a 5 giorni hanno una maggiore affidabilità, mentre questa decresce man mano che ci allontaniamo nel tempo.
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