È stata arrestata questa mattina una delle sorelle dell’ex superlatitante Matteo Messina Denaro. All’interno della sua abitazione, perquisita dal Ros, sono stati trovati testi in cui il boss si scaglia contro lo Stato: “Siamo stanchi di essere sopraffatti”.

Con l’arresto di Rosalia Messina Denaro, sorella dell’ex boss superlatitante Matteo, è arrivata anche la notizia del ritrovamento di alcuni pizzini scritti dal capomafia, ora al 41bis nel carcere dell’Aquila. Il contenuto di questi biglietti, rinvenuti nell’abitazione della donna, è riportato nel provvedimento con cui il giudice per le indagini preliminari ha disposto la custodia cautelare in carcere per quella che, secondo l’accusa, sarebbe stata la cassiera del capomafia. Ecco cosa c’era scritto.

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Messina Denaro: “Noi perseguitati come canaglie”

In uno dei foglietti custoditi dalla sorella, il capomafia scriveva: “Essere incriminati di mafiosità, arrivati a questo punto, lo ritengo un onore. Siamo stati perseguitati come fossimo canaglie trattati, come se non fossimo della razza umana. Siamo diventati una etnia da cancellare. Siamo figli di questa terra di Sicilia, stanchi di essere sopraffatti da uno Stato, prima piemontese e poi romano, che non riconosciamo. Siamo siciliani e tali volevamo restare. Hanno costruito una grande bugia per il popolo, noi il male loro il bene. Hanno affamato la nostra terra con questa bugia”.

Per il boss, “ogni volta che c’è un nuovo arresto, si allarga l’albo degli uomini e donne che soffrono per questa terra, si entra a far parte di una comunità che dimostra di non lasciar passare l’insulto, l’infamia, l’oppressione, la violenza. Questo siamo e un giorno, ne sono convinto, tutto ci sarà riconosciuto e la storia ci restituirà quello che ci hanno tolto in vita“. Il testo del pizzino sarebbe stato redatto il 15 dicembre 2013 da Messina Denaro e idealmente indirizzato alla sorella Patrizia e al nipote Francesco (figlio di Rosalia).

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Il mancato rapporto con la figlia Lorenza: “Senza padre è cresciuta male, è una degenerata”

Dai testi ritrovati sembra anche che il boss fosse tormentato dal mancato rapporto con la figlia Lorenza. “Ah, questa ragazza è cresciuta senza padre, lo arrestarono il padre quando lei era molto piccola. Dai conti che faccio è poco più grande di Lorenza, quindi stessa generazione, e sicuramente si conoscono anche perché andavano nello stesso liceo negli stessi anni. Quello che so di questa ragazza: è cresciuta con la madre, ha studiato, ha fatto il liceo scientifico, poi si è laureata in architettura credo, ed oggi lavora sfruttando la sua laurea”, scriveva parlando di un’altra ragazza e paragonandola alla figlia.

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“Fu sempre fidanzata con lo stesso ragazzo, un paio di anni fa si è sposata con lo stesso, e la scorsa estate ha avuto una bambina. Vi ho raccontato la storia di lei perché ha fatto il necrologio, ma vi potrei raccontare la storia di tante con il padre assente e della stessa generazione, perché sono informato di tutte quelle a cui manca il padre. Ebbene, nessuno ha fatto la fine di Lorenza, sono tutte sistemate, che voglio dire? È l’ambiente in cui cresci che ti forma, e lei è cresciuta molo male. La mancanza del padre non è di per sè motivo di degenerazione educativa, è solo Lorenza che è degenerata nell’intimo, le altre di cui so sono tutte cresciute onestamente”, conclude il boss nel suo pizzino.

Il pizzino cruciale per la cattura del boss

A casa di Rosalia Messina Denaro è stato trovato anche il pizzino che ha permesso di dare una svolta alle indagini sul capomafia e mettere fine alla sua latitanza. Secondo quanto si apprende, il biglietto fu rinvenuto in una gamba cava di una sedia del soggiorno, durante un’operazione volta ad installare alcune microspie nell’abitazione. Secondo quanto si apprende, fu quanto scritto in quel “diario clinico” a far capire agli investigatori che una persona della famiglia era gravemente ammalata per malattie di tipo oncologico – aspetto che fino ad allora non si conosceva. Approfondendo questa pista e incrociando i dati, gli inquirenti arrivarono all’identificazione di un paziente maschio, dall’età compatibile con quella latitante.

Fonte Agi

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