Secondo l’ultimo report dell’Istat, nel 2021 i matrimoni sono stati 180.416, quasi il doppio del 2020. La crescita non ha colmato la perdita dell’anno della crisi pandemica. Ecco tutti i dati.

La quota dei matrimoni civili osservata nel 2020 (71,1%) aveva registrato un eccezionale aumento a causa delle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria, che hanno colpito soprattutto le celebrazioni con rito religioso. Nel 2021 tale quota si ridimensiona (54,1%) riallineandosi all’andamento crescente osservato negli anni pre-pandemici (52,6% nel 2019). È quanto emerge dal report dell’Istat su matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi nel 2021.

I numeri su matrimoni, unioni civili, divorzi

Il rito civile è chiaramente più diffuso nelle seconde nozze (95,0%), essendo in molti casi una scelta obbligata, e nei matrimoni con almeno uno sposo straniero (91,9% contro il 48,2% dei matrimoni di sposi entrambi italiani). La scelta del rito civile va però diffondendosi sempre di più anche nel caso dei primi matrimoni (43,1% nel 2021).

Considerando i primi matrimoni tra sposi entrambi italiani (89,0% del totale dei primi matrimoni) l’incidenza di quelli celebrati con rito civile e’ del 37,5% nel 2021 (33,4% nel 2019 e 20,0% nel 2008). Per tale tipologia di coppia è spiccata la variabilità territoriale: si riscontrano incidenze di celebrazioni con rito civile più basse nel Mezzogiorno (25,4%) e più alte nel Centro (47,5%). La scelta del regime patrimoniale di separazione dei beni, tendenzialmente in crescita rispetto al passato (62,7% nel 2008, 40,9% nel 1995), mostra una lieve contrazione nel 2021, risultando l’opzione prescelta dagli sposi nel 73,4% dei casi (74,7% nel 2020).

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Perché i matrimoni sono in diminuzione

La diminuzione dei primi matrimoni è speculare alla progressiva diffusione delle libere unioni (convivenze more uxorio) più che triplicate tra il biennio 2000-2001 e il biennio 2020-2021 (da circa 440mila a 1 milione e 450mila). L’incremento è da attribuire soprattutto alle libere unioni di celibi e nubili. Negli ultimi due decenni, inoltre, il netto ridimensionamento numerico delle nuove generazioni, dovuto alla fecondità bassa e tardiva osservata a partire dalla metà degli anni Settanta, ha prodotto un effetto strutturale negativo sui matrimoni cosi’ come sulle nascite. Man mano che queste generazioni, molto meno numerose di quelle dei loro genitori, entrano nella fase della vita adulta si riduce infatti la numerosità della popolazione in età da matrimonio e, di conseguenza, a parità di propensione a sposarsi, cala il numero assoluto di nozze.

La continua diminuzione delle celebrazioni nel lungo periodo non è risultata esente da oscillazioni di carattere congiunturale. Per esempio, nel 2000 è stato osservato un aumento dei matrimoni da collegare al desiderio di celebrare le proprie nozze all’inizio del nuovo millennio. All’opposto, nel triennio 2009-2011, il calo è stato particolarmente accentuato e dovuto al crollo delle nozze dei cittadini stranieri, scoraggiati sia dalle modifiche legislative volte a limitare i matrimoni di comodo sia dall’impatto della crisi del 2008.

L’aumento dell’instabilità coniugale contribuisce alla diffusione delle seconde nozze e delle famiglie composte da almeno una persona che abbia vissuto una precedente esperienza matrimoniale, fenomeno che genera nuove tipologie familiari. Al tendenziale aumento di questa tipologia di matrimoni, registrato soprattutto nel biennio 2015-2016 come conseguenza dell’introduzione nel 2015 del “divorzio breve”, ha fatto seguito una progressiva stabilizzazione.

La pandemia ha colpito in maniera meno pesante i secondi matrimoni (-28,6% nel 2020 rispetto al 2019), cosicché la loro successiva ripresa, pur meno incisiva rispetto ai primi matrimoni, è tale da superare i livelli del 2019 (38.022 nel 2021, +0,2%).

Fonte Agi

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