L’Assemblea legislativa ha
discusso oggi l’interrogazione a risposta immediata del
consigliere Thomas De Luca (M5S) su “Crisi Ast-caro energia,
chiarimenti sulle misure urgenti che la Giunta regionale intende
attuare per il sostegno alle industrie energivore”.
Illustrando l’atto in Aula, De Luca ha ricordato che “il 9
settembre l’azienda Arvedi Ast ha comunicato che, vista la
contrazione del mercato e il calo delle commesse di lavoro per
gli elevati costi di approvvigionamento dell’energia elettrica,
si trova ora nella condizione di dover ridurre la propria
attività produttiva. L’azienda per questo procederà ad una
sospensione e riduzione dell’attività con la richiesta di Cig
ordinaria che dal 24 al 30 settembre riguarderà 200 dipendenti”.
“Per questo chiedo alla Giunta – ha detto De Luca, secondo
quanto riferisce una nota della Regione – quali misure intende
mettere in campo per i problemi sollevati da Arvedi-Ast per i
costi energetici e di specificare se si sia proceduto allo
studio di fattibilità per la costituzione di una società mista
pubblico-privata come chiesto dalla delibera di questa Aula del
febbraio 2023. Ma anche se si intende procedere verso questa
prospettiva o se, come affermato dal ministro dello sviluppo
economico, si stia lavorando al ricorso massiccio al nucleare e
in quali termini e scadenze. Il costo dell’energia è un nodo
fondamentale da sciogliere per l’approvazione dell’Accordo di
programma, atteso da due anni, che sbloccherebbe investimenti
del Pnrr, congiuntamente ad investimenti privati dell’azienda
per un ammontare complessivo di circa un miliardo di euro”.
“La legge regionale 1/2023 sulla ‘Disciplina
dell’assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni
idroelettriche in Umbria e determinazione del canone’ – ha
sottolineato ancora – prevede l’obbligo di fornire annualmente e
gratuitamente alla Regione energia elettrica per 220 kWh per
ogni kW di potenza nominale media di concessione, circa il 5%
del fabbisogno di Ast. La creazione di una società misto
pubblico-privata, con la partecipazione dei Comuni e della
Regione che metterebbe sul mercato le quote del socio
imprenditore, potrebbe permettere l’ingresso di Ast così come di
altre aziende energivore che intendono partecipare alla gara e
di usufruire di un asset importante per l’abbattimento dei costi
energetici (con l’impegno di importanti investimenti sul fronte
dell’ambientalizzazione delle produzioni) e allo stesso tempo
garantirebbe un importante introito anche per la collettività
umbra da reinvestire nel territorio portando benefici enormi per
i Comuni e tutta la Regione con risorse che potrebbero essere
usate per la sanità e altre priorità”.
L’assessore Michele Fioroni ha risposto che “a Terni si gioca
una partita dell’Italia e dell’Europa. Il tema energetico si
pone fuori dall’accordo di programma. L’ostacolo più improntate
era la deroga dall’Ue per gli aiuti di stato, ed è superato.
Avuta questa deroga il problema si pone per un acciaio
totalmente decarbonizzato: la sfida è produrre acciaio da fonti
rinnovabili. E Terni sarebbe l’unica acciaieria collegata ad una
vicina grande derivazione. Il tema si pone con chi fornisce
l’energia, cosa che ha fatto la presidente Tesei in più
occasioni. Nessuno ha mai parlato di nucleare per Terni. Serve
mettersi al tavolo con Enel affinché il tema specifico di Ast
venga considerato da Enel come elemento unico per le sue
caratteristiche, derogabile a meccanismi di mercato, perché ora
c’è la problematica che riguarda la competitività del sistema
siderurgico europeo. L’Italia ha sempre avuto una produzione di
acciaio di altissima qualità, ma la politica è stata miope sul
versante energetico. La presidente Tesei ha chiesto un incontro
a Enel con i ministri Urso e Pichetto Fratin per affrontare il
tema energetico. L’accordo di programma si potrebbe firmare
anche oggi, ma attualmente renderebbe l’acciaio non
competitivo”.
Nella sua replica De Luca si è detto non soddisfatto della
risposta dell’assessore: “annunciate da troppo tempo l’accordo
di programma, che nei fatti ancora non c’è. Ognuno deve fare la
sua parte e mettersi in condizione di non nascondersi. La
Regione non deve andare dal concessionario a chiedere con le
mani giunte. Abbiamo gli strumenti su cui poter operare, nessuno
chiede azioni di rottura ma dovete agire”.