(UNWEB) “L’Umbria, la terra di San Francesco d’Assisi e Capitini, aderisca al progetto nazionale del ‘Reddito alimentare’, con l’obiettivo di contrastare la povertà e ridurre lo spreco alimentare, mettendo a sistema le scadenze che, inevitabilmente, si realizzano nella grande, media e piccola distribuzione”. Così il consigliere regionale Tommaso Bori (Pd- vicepresidente commissione Sanità), annunciando la presentazione di una mozione per “impegnare la Giunta regionale ad aderire al progetto del ‘Reddito alimentare’, al fine di realizzarlo anche nel territorio regionale, predisponendo le linee guida e il giusto supporto ai Comuni umbri, anche attraverso una collaborazione con Anci, affinché possano in tal modo fornire uno strumento ulteriore di supporto alle persone in difficoltà del territorio”.
“Il ‘Reddito alimentare’ – spiega Bori – è un progetto sociale che prevede lo sviluppo nazionale di un rapporto di collaborazione tra Istituzioni, privati e Terzo settore per la preparazione di pacchi alimentari attraverso lo spreco della grande distribuzione e la loro successiva erogazione nei comuni ai cittadini in stato di indigenza. È uno strumento di contrasto a spreco e fame, frutto del riequilibrio dei rapporti. È lo Stato che si fa carico delle due emergenze, povertà e spreco, decidendo di gestirle attraverso il riconoscimento alle persone fragili non di denaro, bensì di un diritto all’accesso a prodotti alimentari che sono parte di quell’invenduto che altrimenti verrebbe buttato. E questo è possibile attraverso i pacchi alimentari. Nell’attuazione di questo sistema, il compito e l’onere dello Stato è quello di individuare la platea di beneficiari, mettere a disposizione dei comuni degli spazi utilizzabili nei quartieri e costruire un’infrastruttura digitale adeguata per la sua gestione e la sovrintendenza del processo di ritiro/distribuzione dei pacchi stessi, dove agiscono tre attori: distribuzione, enti, partner logistico”.
“Con il ‘Reddito alimentare’ – prosegue Bori – è la distribuzione che mette a disposizione l’invenduto. A ritirarlo, quando possono sono i volontari del Terzo settore, alternativamente è il partner logistico. Una volta ritirato dai supermercati, i prodotti sono quindi stoccati in tre tipologie di locali: le sedi delle associazioni/enti, i locali messi a disposizione dallo Stato tramite i comuni e i piccoli spazi dentro i locali della distribuzione (supermercati, ipermercati) che intendessero e potessero mettere a disposizione per alcune fasce orarie pochi metri quadrati a disposizione del Reddito alimentare. In tal modo si produce anche un effetto di prossimità per i beneficiari. Una volta che i pacchi sono stati preparati, possono essere ritirati dai beneficiari, che li prenotano attraverso una apposita App, scegliendo il centro di distribuzione più vicino, oppure consegnati direttamente a casa da volontari o fattorini del partner logistico, se si tratta di beneficiari fragili (invalidi e anziani)”.
“L’adozione del ‘Reddito alimentare’ – continua Bori – ci appare un sistema e un meccanismo utile per contrastare l’aumento della povertà, cresciuta ancor più in concomitanza della pandemia, ma anche per l’eccessivo spreco alimentare che si produce. La buona pratica del ‘Reddito alimentare’ – conclude – confermerebbe l’Umbria all’avanguardia nel settore, alla luce della presenza anche della legge regionale 16 del 2017 per la ‘promozione delle attività di donazione di prodotti alimentari, non alimentari e farmaceutici’”.