La ritirata dei ghiacciai è davvero inesorabile. Tra i fronti più in agonia si segnala quello della Marmolada: la fronte del ghiacciaio, posto a cavallo tra Veneto e Trentino Alto Adige, è arretrata di 6 metri rispetto al 2020. Lo hanno accertato le misurazioni condotte dagli scienziati su 9 segnali frontali.
Tutto ciò assume un contorno davvero inquietante, considerando che l’ultima annata è stata la più generosa sulle Alpi, in fatto di neve, degli ultimi trent’anni. Evidentemente non basta la tanta neve venuta giù, come episodio locale, per frenare l’arretramento del ghiacciaio.
Il dato più terribile è però quello di lungo periodo. Il volume perso del ghiacciaio è arrivato quasi al 90% negli ultimi cento anni. Sono numeri eloquenti d’altronde sotto gli occhi di tutti, che possiamo notare i ghiacci in arretramento sempre più piccoli.
Soffre anche l’Appennino. Il glacionevato del Calderone, all’interno del Gran Sasso, ha subito un fortissimo restringimento. Negli ultimi 25 anni la superficie glaciale si è ridotta del 65%, passando da circa 6 ettari a poco più di due ettari.
Da qui alla scomparsa poco ci manca. Purtroppo il trend è quello che è ed entro la fine del secolo, secondo recenti studi scientifici, la maggior parte dei ghiacciai potrebbe scomparire. Entro il 2050 gran parte dei ghiacciai al di sotto dei 3.500 metri saranno destinati molto probabilmente alla stessa sorte.
Le temperature medie degli ultimi 15 anni non ne permettono la sopravvivenza, se questo trend dovesse proseguire allo stesso modo se non aggravarsi ulteriormente. La denuncia arriva dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI) che sta monitorando lo stato di salute dei nostri ghiacciai.