L’emergenza principale è rappresentata dal gas, ma è l’intera questione energia a preoccupare i partiti in piena campagna elettorale per le elezioni. Giorno dopo giorno, prendono così forma idee e slogan. Le proposte sono profondamente diverse tra loro. C’è però la consapevolezza condivisa che sia necessario fare i conti, subito, con un tema che rischia di far saltare l’economia italiana e, di conseguenza, di compromettere la tenuta di imprese e famiglie.

I rincari accumulati finora sono già insostenibili e l’evolversi della situazione in Ucraina non lascia prevedere schiarite. Del resto, ci sono i numeri a rappresentare la portata del problema. Il prezzo del gas è salito ad Amsterdam a 283 euro al MWh dopo il nuovo stop del gasdotto Nord Stream annunciato venerdì scorso da Gazprom. I contratti futures su settembre salgono del 15,5%. Alle soluzioni europee, che sono lente e rischiano di arrivare troppo tardi, si sommano le ipotesi nazionali. Il dilemma di fondo riguarda la transizione energetica e i piani che dovevano portare a una accelerazione sulle rinnovabili. L’obiettivo, ambizioso, dovrebbe essere quello di preservare le linee guida del Pnrr, intervenendo con decisione per abbassarne i costi economici e sociali.  

Per ora, però, i partiti procedono in ordine sparso e dal segno che prenderà il prossimo governo dipenderà anche il futuro del mix energetico italiano e la sorte del processo di decarbonizzazione.

I cinque punti del Pd

Enrico Letta ha lanciato in un’intervista a Radio 24 un pacchetto di cinque proposte del Partito democratico contro il caro energia. Al primo punto il “controllo dei prezzi dell’energia elettrica, con l’introduzione in via transitoria per 12 mesi di un regime di prezzi amministrati attraverso l’introduzione di un tetto nazionale al prezzo dell’elettricità (100 euro/Mwh) per imprese e utenze domestiche”. Lanciato, come secondo punto, anche “un nuovo contratto ‘luce sociale’ per microimprese e famiglie con redditi medi e bassi con fornitura elettrica prodotta totalmente da fonti rinnovabili e gratuita fino ad un massimo di 1.350 KWh/anno per famiglia (pari al 50% del consumo medio), con prezzi comunque calmierati sulla parte eccedente”.

Al terzo punto il “raddoppio del credito d’imposta per compensare gli extra-costi delle imprese per gas e elettricità a partire dal mese di giugno di quest’anno (dal 25 al 50% per le imprese energivore e gasivore; dal 15 al 30% per le altre imprese), da finanziare con la proroga e l’estensione ad altri settori del contributo straordinario sugli extra profitti delle imprese energetiche”. Poi, al quarto punto, “un grande piano nazionale di risparmio energetico, incentivando degli investimenti delle imprese in efficienza energetica, e investimenti su produzione di energia da fonti rinnovabili nel quadro dell’accelerazione alla transizione ecologica che abbiamo messo come punto centrale del nostro programma”. E, infine, “pressione a livello Ue per l’introduzione di un tetto europeo al prezzo del gas“. 

Berlusconi e gli stop ideologici della sinistra

“Mentre l’attenzione dei leader politici in questi giorni è tutta concentrata sulle liste e le candidature, sul nostro Paese si sta abbattendo una gravissima emergenza. Il costo dell’elettricità e del gas è cresciuto da 4 a 6 volte in un anno”, rilancia Silvio Berlusconi in un video sui social. “Molte famiglie rischiano di dover fare una scelta drammatica: pagare le bollette o fare la spesa. Molte imprese rischiano di non farcela, di chiudere o ridurre il personale. Occorre occuparsene subito, con provvedimenti urgenti per sterilizzare gli aumenti e partendo immediatamente nella realizzazione dei rigassificatori, dei termovalorizzatori, delle energie rinnovabili ed anche con le ricerche sul nucleare pulito. Tutte cose che la miopia ideologica della sinistra ha bloccato per anni, portandoci a questa situazione”.

La posizione di Giorgia Meloni

La leader di Fratelli d’Italia ha scelto per ora una posizione coerente con il ruolo di premier che ambisce a ricoprire. Continuità, seppure con qualche correzione, alla politica adottata negli ultimi sei mesi. “Intendiamo continuare l’impegno del governo Draghi per un tetto europeo al prezzo del gas perché questo ci consente di frenare la speculazione e alleggerire le bollette, ma a differenza del governo Draghi vorremmo chiedere a livello internazionale, in sede europea in particolare, e occidentale, di istituire dei meccanismi di compensazione per le economie che stanno pagando un prezzo maggiore per le sanzioni” contro la Russia di Putin. La tentazione resta quella di chiedere una revisione del Pnrr, finanziando più infrastrutture energetiche, anche a costo di rallentare un po’ la transizione verde.  

La sintesi di Calenda

Idee chiare per il leader di Azione Carlo Calenda su quello che, secondo lui, si deve o non si deve fare. “Non si deve perdere tempo con la nave di rigassificazione a Piombino e non si deve dire no al gas egiziano come dice Letta, perché è una follia. Tra l’altro è l’Eni che ha scoperto quel gas. E bisogna andare avanti abbattendo il costo dell’energia anche mettendo un tetto nazionale“.  

Il nucleare

Intanto, torna a farsi sentire il partito trasversale del nucleare. Ne sono iscritti a pieno titolo il leader della Lega, Matteo Salvini, che si è spinto a proporre di fare la prima centrale nucleare italiana a casa sua, nel quartiere di Baggio, a Milano, e lo stesso Carlo Calenda, che ha fissato anche un obiettivo: raggiungere una potenza complessiva di 40 GW di impianti nucleari che, ipotizzando una potenza media di 5 GW per centrale, vorrebbe dire realizzare 8 centrali. Più sfumata la posizione di chi, come Emma Bonino ma anche come Giuseppe Conte, apre per ora al finanziamento della ricerca sul nucleare. Quindi, un’ipotesi da approfondire.

di Fabio Insenga, fonte Adnkronos

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