Cambiamento climatico, attività umane, impatti esterni in generale “rischiano di mandare in frantumi un equilibrio che si è stratificato in migliaia di anni”. Tant’è che “il mondo che ci aspetta da qui al 2050, tanto per rifarsi alle proiezioni esistenti nelle organizzazioni sovranazionali, è probabile che sia profondamente cambiato”. Lo ha spiegato all’ANSA il professor Pietro Buzzini, docente universitario e conference chair del 15/o congresso nazionale sulla biodiversità, organizzato dal Dipartimento di scienze agrarie, alimentari ed ambientali dell’Università degli Studi di Perugia con l’Accademia delle scienze della biodiversità mediterranea.
Inaugurato all’auditorium San Francesco al Prato, l’evento in tre giorni toccherà il tema della biodiversità a 360 gradi.
Questione “che si può definire metro di misura di come un certo ambiente è in salute, e purtroppo siamo nelle condizioni in cui questo ambiente non è in salute”, è stato detto.
Tra i cambiamenti che si delineano, ci sono anche quelli legati all’ambito alimentare. “Sappiamo – ha detto ancora Buzzini – che il grosso dell’alimentazione si basa, se si parla di farine e cereali, su pochissime varietà. Lo stesso per l’uso dei vegetali e animali. Paradossalmente se vogliamo vedere in avanti, si dovrebbe cercare di riscoprire certe fonti alimentari che non si usano più, che però ci sono ma sono state soppiantate da specie più produttive. È uno dei campi in cui l’impatto dell’uomo è stato più importante, in negativo purtroppo”.
Riguardo al mondo dei vegetali, i dati dicono che esistono 30.000 specie commestibili, ma sono solamente 30 quelle che vengono usate su larga scala. Portando alla luce gli studi più recenti, il congresso di Perugia parlerà della necessità di affrontare nuove sfide anche in questo ambito. Di sfide e nuovi modelli si parlerà, ad esempio, anche per l’ambito della tutela della biodiversità a fronte della molteplicità di specie arboree nei contesti urbani. Un tema cui guardano con interesse i Comuni. A Perugia, l’assessore all’Ambiente David Grohmann, parla della necessità “di gestire” le specie maggiormente invasive a tutela di quelle autoctone. “Come l’ailanthus altissima, che colonizza gli spazi più in abbandono”. “Abbiamo la necessità di individuare buone pratiche per il territorio”, ha sottolineato Grohmann. “Abbiamo iniziando un percorso di valorizzazione della biodiversità – ha aggiunto -, con l’adesione piena al protocollo Comuni amici delle api”. Tra le azioni, Perugia ha portato avanti quella degli sfalci differenziati. “Abbiamo iniziato sperimentando con 10 aree in cui non si fa lo sfalcio pieno, lasciando spazi ad uso della biodiversità” ha spiegato l’assessore.