“Forse ho pagato il fatto di
essere stata un amministratore libero e gli amministratori
liberi non piacciono perché se sono autonomi, indipendenti dagli
interessi, o di partito e correntisti, o economico finanziari
prima se ne vanno e meglio è”: Catiuscia Marini ha fatto una
difesa a tutto campo del suo operato come presidente della
Regione Umbria e rivendicato l’estraneità a ogni accusa in una
lunga dichiarazione spontanea nel processo per i presunti
concorsi della sanità manipolati. Prendendo la parola dopo che
il suo difensore Nicola Pepe ne ha chiesto l’assoluzione.


   
“Quello che mi è stato chiesto di fare (le mie dimissioni, che
me ne andassi il prima possibile) non l’ho mai visto chiedere
per i presidenti di sesso maschile” ha tra l’altro affermato
Marini. Per poi concludere: “Spero che venga restituita dignità
al lavoro faticoso che abbiamo fatto per dieci anni a tutela del
servizio sanitario”. “Non era un sistema sanitario malato – ha
rivendicato ancora l’ex governatrice -, dove si concentrava il
malaffare, non era un sistema sanitario dove si organizzavano
addirittura delle associazioni a delinquere per danneggiare non
so bene cosa. Non ho mai pensato di danneggiare il sistema
sanitario pubblico per fare entrare in privato che c’è sempre
stato in Umbria ma in maniera di supporto, di inclusione”.


   
“Sinceramente – ha detto ancora – sentirmi accusata di aver
promosso una associazione a delinquere in una regione dove c’è
il fondo sanitario e i fondi europei rilevantissimi, di aver
marchingegnato tutto questo per aiutare una persona che con me
non aveva nessuna connessione mi sembra assurdo. Non ho mai
istigato alcuno a commettere reati e meno che meno i dipendenti,
i direttori e i dirigenti della Regione, dove la mia
preoccupazione era esattamente sempre l’opposto”. Per l’ex
presidente “in questa vicenda non è stato tutelato il servizio
sanitario regionale”. “E oggi ne paghiamo le conseguenze – ha
proseguito – perché è stata eliminata una classe amministrativa
e dirigenziale nata e cresciuta professionalmente in Umbria con
una conoscenza del territorio, dell’organizzazione, della
programmazione”. Marini si è soffermata anche sulla richiesta
delle sue dimissioni. “Io non sono una adusa al vittimismo – ha
detto – però l’ho visto solo fare con me. Ci sono presidenti ai
domiciliari che mandano le indicazioni al Consiglio regionale
quindi di acqua ne è passata sotto i ponti”.


   

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Ansa Umbria

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