“Qualche testata ha pubblicato i
preventivi di spesa elettorali che i candidati a sindaco di
Perugia, come tutti gli altri, debbono dichiarare in forza di
legge. Spenderò per la mia campagna elettorale 650 euro, dei
quali ben 330 per pagare il ritiro dei certificati penali dei 32
candidati (un onere che la legge potrebbe risparmiare) e gli
altri per produrre 5 mila pieghevoli e qualche centinaio di
manifesti, entrambi non personalizzati, ma per la lista.

   
Ferdinandi spenderà 55mila euro, Scoccia 27mila, Monni 15mila,
Baiocco 2mila. E’ la prima volta in vita mia che mi sento
contento e orgoglioso di arrivare ultimo”: è quanto afferma
Leonardo Caponi, candidato a sindaco del capoluogo umbro della
lista “Pci, Perugia contro guerra e neoliberismo” .

   
“Detto questo – prosegue Caponi, in una sua nota – pur non
essendo né qualunquista, né falsamente antisistema, né
moralista, confesso di provare un certo disgusto per tutti
questi soldi che vengono spesi per una elezione che, in fin dei
conti, è quella per un Comune di medie dimensioni. I partiti nei
quali ho militato, il Pci e Rifondazione comunista spendevano
molto meno, erano spese collettive, per tutti i candidati voglio
dire e le risorse provenivano dalle tessere, dalle
sottoscrizioni popolari e da quota delle indennità dei
parlamentari, cosa che oggi non accade più. La democrazia
all’americana che, tutti insieme hanno importato, non mi è
piaciuta e sempre meno mi piace”.

   

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Ansa Umbria

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