L’ universo oscuro si fa sempre più luminoso, grazie alle scoperte derivanti dai progetti Ligo e Virgo, di cui fanno parte anche i ricercatori umbri, come è stato sottolineato, ieri mattina, durante la conferenza stampa, in rettorato, a Perugia. In sostanza, è stata annunciata l’osservazione della fusione di un sistema binario di massa straordinariamente grande e lontano, circa 17 miliardi di anni luce: due buchi neri di 66 e 85 masse solari, che hanno prodotto un buco nero di circa 142 masse solari. Il più massiccio rivelato finora per mezzo delle onde gravitazionali.
A illustrare le novità scientifiche sono stati i professori Helios Vocca, delegato del Rettore per il settore Ricerca e Roberto Rettori, delegato per il settore Divulgazione scientifica.
Il sistema si trova in una regione di massa entro cui “non è mai stato osservato prima un buco nero e potrebbe servire a spiegare la formazione dei buchi neri supermassicci”, e il componente più pesante del sistema binario iniziale si trova in “un intervallo di massa proibito dalla teoria dell’evoluzione stellare e rappresenta una sfida per la nostra comprensione degli stadi finali della vita delle stelle massicce”.
“Questi buchi neri – ha spiegato il professor Vocca – sono nati quando l’universo aveva la metà dei suoi anni; è un evento ancora difficile da capire, perché i buchi neri fusi avevano già masse al di là del range di produzione da parte di stelle. Per cui, se la relatività generale è confermata, altre teorie potranno essere messe in discussione: noi conosciamo il 5 per cento della materia dell’universo e con le onde gravitazionali scoperchiamo il restante 95”.
La scoperta è realizzata grazie a “un detector che è frutto anche del lavoro del gruppo Virgo Perugia in trent’anni di attività: “un impegno del nostro team – ha aggiunto il professor Vocca – ampiamente riconosciuto a livello internazionale e che ci vede coinvolti nel management sia del progetto Virgo, sia del nuovo esperimento giapponese Kagra, guidato da Takaaki Kajita, premio Nobel per la Fisica nel 2015. Del nostro gruppo fa parte anche Michele Punturo, della sezione INFN di Perugia, dell’esperimento Einstein Europe, il futuro detector europeo per le onde gravitazionali”.
Il team di Perugia possiede “competenze uniche al mondo, in particolare sulle sospensioni degli specchi degli interferometri. Stiamo lavorando insieme ad altri colleghi delle università del Centro Italia e di vari paesi europei e giapponesi per creare un laboratorio internazionale proprio a Perugia o comunque in Umbria, al fine di sfruttare le ricadute tecnologiche dei rilevatori di onde gravitazionali in altri settori, quali ad esempio quello del rischio sismico”.