PERUGIA – Era il 26 agosto 1973 e la “rassegna internazionale” Umbria Jazz faceva il suo debutto, in un contesto storico lontano anni luce dall’attuale e con un pubblico di capelloni attratti dalla gratuità dei concerti oltre che dalle stranezze sonore d’oltreoceano. Grazie a Uj debuttavano in Italia gli Weather report di Joe Zawinul e Wayne Shorter, così come la coloratissima comitiva della Solar Arkestra capitanata da Sun Ra. Un artista a dir poco fuori dagli schemi, capofila di un jazz estremo e ricco di fantasia che ancora oggi vanta schiere di seguaci (sebbene il pianista e compositore nonché “santone del jazz” abbia lasciato questo pianeta nel 1993). Ieri, durante la prima edizione di Jazz in August ovvero la rassegna che ha offerto un piccolo ma lodevole palliativo all’impossibilità di realizzare l’edizione 2020 di Uj, la musica di Sun Ra è tornata protagonista grazie all’intenso concerto di Gianluca Petrella.
Accompagnato dalla sua Cosmic Renaissance, il trombonista barese ha proposto non tanto un omaggio alla “musica interstellare” dell’artista afroamericano, quanto piuttosto un tributo all’approccio visionario del santone, che affermava di essere approdato sulla terra da Saturno. Lui, nato a Birmingham in Alabama, non era un essere alieno, ma le sue sonorità erano decisamente ultra-terrene, se non altro perché capaci di trovare armonie e suggestioni attraverso canoni estetici non codificati. Petrella, che ormai da oltre 10 anni lavora su questo progetto, non compie certo una rilettura filologica ma cerca di evolversi, assumere forme sempre nuove e trasportare il pubblico dei suoi concerti in mondi difficilmente etichettabili. Per questo l’operazione di proporlo alle 19.30 in Piazza IV Novembre appare coraggiosa. Negli ultimi decenni quel palco è diventato sinonimo di “musica da piazza”, di grande qualità certo, ma comunque adatta a un pubblico trasversale (almeno nella maggior parte dei casi). Petrella non è Ray Gelato né tantomeno Rockin’ dopsie, senza nulla togliere agli ultimi due artisti che però propongono musica ben più orecchiabile. Petrella rappresenta il jazz sperimentale, che a volte risulta ostico anche per i conoscitori del genere.
Ma nel giorno in cui si festeggia uno dei patroni di Perugia, San Lorenzo, mentre alle sue spalle in Duomo si celebra la messa, è andato in scena un rito pagano dove la fede, quella per la musica, ha permesso a tanti di entrare in contatto con le vibrazioni di “unione cosmica” predicate da Sun Ra mezzo secolo fa. Un live muscolare, molto percussivo, dove a Petrella e Mirco Rubegni (tromba) è spettato il compito di tradurre in armonia ciò che si percepiva muoversi sottopelle, mentre la bocca dello stomaco veniva stimolata da batteria (Federico Scettri), percussioni (Simone Padovani) e soprattutto dal basso “africano” di Blake Franchetto. I suoni sintetici, che agli inizi dei ’70 apparivano davvero fin troppo futuristici (si era ancora nella proto-elettronica), hanno mantenuto in orbita la Cosmic Renaissance, con un groove quasi ininterrotto e un flusso sonoro ricco di saliscendi. Il pubblico scatta foto e fa riprese, applaude a scena aperta, ma soprattutto si ferma nei due corridoi lasciati liberi per far transitare il pubblico senza biglietto. Così il jazz sembra scendere dal palco e tornare per strada, in una tiepida serata d’agosto dove pian piano il cielo diventa scuro. Sono già scoccate le 21.00 quando parte il bis, a grande richiesta.
La direzione artistica di Umbria Jazz (ovvero Carlo Pagnotta) ha fatto ancora centro, dimostrando che parlare di jazz senza voler osare è probabilmente cosa estranea al suo DNA. Ha messo in cartellone un live afrofuturista, capace di trascinare anche i digiuni di sonorità sperimentali nei meandri della musica più nera. Una provocazione e allo stesso tempo un atto d’amore verso l’arte. Del resto “Io penso a me stesso come a un completo mistero. Per me stesso” diceva Sun Ra; un mistero che stiamo vivendo tutti noi in questa fase storica, divisi tra timori e insofferenza. C’è bisogno di tracciare nuove rotte, perché ripetere esperienze già testate oggi appare complesso come non mai, mentre cercare nuovi sentieri è probabilmente la via più saggia. E non certo dimenticando le radici. Così se anche quest’anno Uj, attraverso la sua coraggiosa rassegna, ha incuriosito qualcuno, Petrella ne è stato l’emblema. Senza dimenticare che il prossimo ottobre la Sun Ra Arkestra tornerà a far parlare di sé, con un album realizzato sotto la direzione del maestro Marshall Allen, “Swirling”, che uscirà dopo oltre vent’anni dall’ultimo.
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