Entro un mese il green pass sarà esteso. Diventerà obbligatorio per i dipendenti pubblici e i lavoratori dei settori dove è già previsto per i clienti. Nonostante l’ostilità di Salvini e delle regioni guidate da presidenti leghisti, compresa l’Umbria della governatrice Tesei, la strada è segnata. Del resto proprio ieri – un giorno dopo il vademecum di Salvini e la videoconferenza tra il leader della Lega e i 7 presidenti delle regioni, tra cui la Tesei , su vaccini e green pass – è arrivato il monito del capo dello Stato, Sergio Mattarella. ” Non si invochi la libertà per sottrarsi alla vaccinazione, perché quella invocazione equivale alla richiesta di licenza di mettere a rischio la salute altrui e in qualche caso di mettere in pericolo la vita altrui”, sono le parole del Presidente della Repubblica. Sergio Mattarella non ha dubbi e ribadisce senza mezzi termini che il vaccino è un dovere civico e morale. In questo contesto, l’iniziativa di Salvini e dei sette presidenti di regione sta provocando perplessità e polemiche. La governatrice dell’Umbria, Donatella Tesei, si trova ora nell’antipatica situazione di aver aderito all’ iniziativa di Salvini ( ” salvaguardare la libertà evitando obblighi o costrizioni ” sui vaccini e green pass) in totale contrasto con il monito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pienamente condiviso dal Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi. Un’allineamento fastidioso sul piano istituzionale. Non è la prima volta che la governatrice e la sua maggioranza schierano la Regione dell’Umbria a fianco di vicende nazionali molto delicate. E’ già successo a luglio quando la maggioranza di centrodestra, con il voto anche della Tesei, votò e approvò le sei proposte di referendum abrogativi presentate dalla Lega e dal Partito Radicale sulla giustizia. Un voto che ha schierato l’Istituzione più importante dell’Umbria a fianco di una parte politica, su un tema molto delicato e complesso come quello della giustizia. Un’asprezza istituzionale non di poco conto. Non si ricordano in Umbria scelte di questo tipo nemmeno in periodi storici caratterizzati da contesti nazionali e internazionali molto difficili. Lo scontro politico tra comunisti e democristiani, negli anni settanta, non riservò mai sorprese di questo tipo. Prima di tutto c’era da difendere gli interessi dell’Umbria e dei suoi cittadini, le esigenze di schieramento e appartenenza venivano dopo. Altri tempi, altra classe dirigente. Purtroppo.