La Biga di Monteleone? «Un’ottima vetrina dell’Umbria a New York». Ne è convinto il consigliere regionale Thomas De Luca (M5S), che ha presentato un’interrogazione alla Regione per sollecitare l’avvio di un’interlocuzione con la direzione del Metropolitan Museo di New York, dove la Biga è esposta. Della
questione – ricorda De Luca – si è occupato di recente anche il Ministero dei Beni Culturali, attraverso il Comitato per il recupero e la restituzione delle Opere Trafugate. Da qui la proposta, in base alla quale la Regione potrebbe avviare e promuovere «un’interlocuzione con la direzione del Metropolitan Museum di New York per valorizzare e far conoscere il nostro territorio all’interno dello stesso e, perché no, ovviamente attraverso il coinvolgimento del Ministero il ritorno anche attraverso uno scambio museale, di un’esposizione temporanea della Biga in Umbria». Monteleone di Spoleto, suggerisce De Luca, potrebbe inserirsi all’interno di «un circuito museale delle città preromane di origine umbra, a partire dal progetto del nuovo Museo degli Umbri di Gubbio e dalle tavole eugubine». In fondo, come detto dal sindaco di Monteleone, «Per gli americani la Biga è una grande vetrina da esporre, per noi ha il valore della nostra storia, è la ricerca delle nostre radici. Qui la Biga ha un senso, lì è solo una esposizione».
Il consigliere regionale ha quindi ripercorso la storia della Biga, descrivendola come un «incredibile reperto del VI secolo a.c. trovato in Umbria agli inizi del ‘900 e finito negli Stati Uniti in modo rocambolesco. Si tratta di un meraviglioso carro da parata di epoca etrusca trovato nel 1902 dal contadino Isidoro Vannozzi sul Colle del Capitano, a Monteleone di Spoleto. Da questo splendido borgo umbro, la Biga è finita negli USA diventando uno degli oggetti più importanti e qualificanti del Metropolitan Museum di New York. Fu lo stesso Vannozzi a cederla quasi subito ad un italiano per 900 lire ed una fornitura di coppi e tegole per completare il tetto del proprio cascinale. La Biga fu poi venduta il 14 aprile del 1903 dall’antiquario di Roma Ortensio Vitalini, con l’intermediazione del generale Luigi Palma di Cesnola, al Metropolitan Museum di New York. Le missive dell’epoca confermano la tesi sul mancato rispetto delle leggi in vigore al tempo che vietavano la cessione dei beni artistici all’estero».
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