Si moltiplicano le aree del Paese in affanno per la crescita di contagi da coronavirus e le Regioni provano a rispondere singolarmente con nuove misure a seconda dell’allarme legato alle curve epidemiche, ai posti letto disponibili e ai tassi di occupazione delle terapie intensive. Dopo gli oltre 15mila casi di mercoledì, il bollettino odierno potrebbe scavare un nuovo solco stando ai primi dati in arrivo dalle regioni con aumenti consistenti, ad iniziare dalla Toscana che sfonda quota mille contagi con 1.145 positività accertate, circa 300 in più di mercoledì. Un quadro di fronte al quale Walter Ricciardi, ordinario di Igiene e consulente del ministro Roberto Speranza, avvisa: “Il lockdown generalizzato si può evitare se vengono prese misure rapide, urgenti, forti e adesso”, ma “non con quelle prese attualmente”. Molte regioni, dalla Lombardia alla Campania, si sono orientate verso il coprifuoco o scelte simili: “Non si sono dimostrate efficaci in Paesi come Francia e Spagna. Anche perché, come ha ironizzato qualcuno, il Covid non lo portano i metronotte ma le masse di persone che si addensano nei locali e sui trasporti locali”, ha puntualizzato Ricciardi. Il ministro Boccia ha annunciato la formazione di un nuovo contingente di 2mila operatori per potenziare il tracciamento.

Ricciardi: “Avremmo dovuto fare altro 14 giorni fa” – Il consulente del ministro della Salute è duro: “Ci troviamo di fronte a un andamento esponenziale perché non abbiamo fatto quello che avremmo dovuto fare 2 settimane fa”. Già oggi, ha precisato Ricciardi, “nelle aree metropolitane c’è un indice di trasmissione del 2.3, significa che il raddoppio dei casi può avvenire di giorno in giorno, come già iniziamo a vedere in Lombardia. Due settimane fa ho detto che viaggiavamo sulla lama del rasoio e avevo previsto i 16.000 casi prima di Natale. Ma li abbiamo avuti ieri”.

Misure drastiche in Sardegna – La prima area a spingersi oltre potrebbe essere la Sardegna che si avvia verso misure drastiche, simili a un lockdown totale, per provare a stroncare la ripresa del contagio. Entro 24, massimo 48 ore, il presidente della Regione Christian Solinas dovrebbe adottare i provvedimenti annunciati mercoledì per frenare la salita della curva dei contagi, e cioè uno “Stop&Go” di 15 giorni per le principali attività, con contestuale chiusura di porti e aeroporti per limitare in modo rapido ed incisivo la circolazione delle persone e, con esse, del virus. Il lockdown di due settimane e riguarderebbe il divieto di spostamenti tra Comuni e la serrata delle attività. Non è escluso che, in un primo step, si decida solo per un coprifuoco, dalla mezzanotte alle 6 del mattino, e per la chiusura della grande distribuzione nei weekend.

Il vaglio del Cts regionale – È quanto emerge da una riunione dei capigruppo, aperta all’opposizione, che si è tenuta stamattina in videoconferenza e alla quale ha preso parte anche il governatore. Proprio Solinas – come riporta l’Unione Sarda – è il più convinto della necessità di una serrata dura. Lo stesso quotidiano dell’isola scrive che il suggerimento sarebbe arrivato dal Comitato tecnico scientifico regionale, che nelle prossime ore – o al massimo venerdì – sarà chiamato a spiegare le misure a suo avviso necessarie in un vertice con tutti i presidenti dei gruppi rappresentanti in Consiglio regionale.

Gimbe: “Dati terapie intensive tra i peggiori d’Italia” – Secondo l’ultimo report settimanale della Fondazione Gimbe, nell’ultima settimana sono stati registrati 225 casi su 100mila abitanti con un incremento del 22,3%, un dato superiore alla media nazionale. Incremento anche dei casi di ricoveri in terapia intensiva: 2,1 ogni 100mila abitanti. La Sardegna è al terzo posto insieme a Lazio e Liguria e comunque sopra la media nazionale (1,4). Ed è uno dei dati peggiori d’Italia: sopra ci sono solo Valle D’Aosta (4) e Umbria (2,3).

Boccia: “Contingente da 2mila operatori per potenziare il tracciamento”
Il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, ha annunciato, nel corso della riunione con le Regioni, la formazione di un contingente di duemila operatori per potenziare le attività di tracciamento: “Con un’ordinanza di protezione civile – ha detto – creiamo un contingente per potenziare le reti sanitarie interne alle Asl e rafforzare le operazioni di tracciamento”. Il modello è lo stesso che a marzo ha portato medici e infermieri volontari negli ospedali più in difficoltà, e gli operatori socio sanitari in carceri e Rsa. I 2mila operatori verranno individuati con un bando della Protezione civile: 1.500 saranno destinati ad effettuare tamponi, test e tracciamento mentre altri 500 lavoreranno sulla richiesta di informazioni e sulle procedure da seguire.

Record di nuovi positivi in Umbria – E proprio in Umbria si sono stati registrati 407 positività in un solo giorno. In aumento anche i ricoverati, 193, 21 in più rispetto a ieri, mentre passano da 20 a 22 i pazienti in terapia intensiva. Segnalati due nuovi morti, ora 97, e 90 guariti, 2.488 totali. “Stiamo superando tristemente ogni record” ha detto il commissario per l’emergenza Antonio Onnis. Il commissario, riferendosi ai dati di oggi, ha parlato di “difficoltà di tracciamento” dei nuovi casi e di “prendere in carico volumi così elevati”. “Dei 407 nuovi positivi di oggi – ha aggiunto – è improbabile che ognuno non abbia avuto almeno 20 contatti negli ultimi periodi. Significa 8 mila persone che in un giorno dovrebbero essere prese in carico. I servizi sono sotto pressione ma in ogni caso il tracing è impossibile”. “Stiamo facendo il massimo possibile nelle condizioni date – ha sottolineato ancora Onnis – ma non riusciamo a portare a compimento tutto quello che vorremmo fare”.

In Veneto oltre 1.300 nuovi casi – Anche il Veneto sta valutando un primo intervento restrittivo di fronte agli ultimi due bollettini regionali che hanno registrato aumenti superiori ai 1.300 contagi giornalieri, un impennata di morti (19 oggi) e un’ospedalizzazione in crescita con +61 ricoveri in ventiquattr’ore in reparti Covid e altri 3 pazienti in terapia intensiva. “Emetterò a breve un’ordinanza per alleggerire gli assembramenti: ci servirà creare meno contatto possibile”, ha anticipato il governatore Luca Zaia iniziando ad allinearsi a quelle prodotte da Lazio, Lombardia e Campania. “Quello su cui ci stiamo concentrando è il contact tracing: il modello si evolve. Non a caso il governo ha convocato un incontro a proposito oggi”, ha spiegato.

Zaia: “Siamo la regione con più terapie intensive” – “Sottolineo che la storia di questa infezione è la stessa in tutti i Paesi: ogni tanto leggo che abbiamo più contagi per poca oculatezza nella gestione di focolai. Ci paragoniamo a Stati Uniti, Germania, Cina: tutti hanno gli stessi problemi. Fondamentale ora è il rapporto tra positivo e sanità pubblica”, ha aggiunto. Sul punto Zaia ha spiegato che il Veneto è partito da 494 terapie intensive pre-Covid: “Li abbiamo portati a 825 durante la prima ondata e abbiamo visto, senza rinunciare a trapianti, che in media abbiamo avuto un’occupazione sui 200 posti extra Covid. Siamo stati anche fortunati a non avere gravi incidenti stradali o sul lavoro in quel periodo – ricorda – Quando diciamo di avere 1000 terapie intensive riconvertendo sub-intensive se necessario, prevediamo 200 posti non Covid. Siamo la Regione con più terapie intensive per abitante”.

La Puglia ferma in parte le lezioni in presenza – Da lunedì 26 ottobre e fino al 13 novembre in Puglia sono sospese tutte le attività didattiche in presenza in tutte le scuole secondarie di secondo grado limitatamente all’ultimo triennio. Lo ha deciso il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ha emanato un’ordinanza per far fronte all’emergenza coronavirus. Anche la Puglia negli ultimi dieci giorni ha visto crescere il numero dei contagiati e, in particolare nel Barese, si registrano diverse situazioni complicate da Altamura a Gravina fino ad alcuni quartieri del capoluogo pugliese. “Dopo lunghe consultazioni con tutto il sistema della scuola e dei sindacati – dichiara il presidente Emiliano – abbiamo deciso di dare al Tavolo un termine sino al 13 novembre per disallineare gli orari di ingresso e uscita nelle scuole, passaggio necessario per riorganizzare il trasporto con i vettori e risolvere la questione delle linee sovraccariche”.

La stretta a Torino – Anche a Torino arrivano misure. La sindaca Chiara Appendino ha firmato l’ordinanza che prevede accesso consentito, dalle 22.30 alle 5, nell’area tra le via Cesare Balbo, via Buniva, corso Regina Margherita e via Vanchiglia e in via Matteo Pescatore solo a residenti e a chi si reca a far loro visita o nei locali pubblici e solo per il tempo della consumazione al tavolo e a chi fa consegne a domicilio, oltre alla chiusura anticipata alle 22.30 per le attività di vendita da asporto, diverse dagli esercizi pubblici. Nel Giardino Montanaro, invece, dalle 21 alle 5 passaggio permesso solo ai residenti e a chi si reca a casa loro. Le norme sono valida da oggi fino a domenica 1 novembre, con la possibilità di essere reiterata e modificata in rapporto all’evolversi della situazione epidemiologica. A controllare il rispetto delle misure anti assembramento saranno le forze dell’ordine insieme alla polizia municipale. In caso di violazioni sono previste multe da 400 a 1.000 euro.

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