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L’Umbria è un ‘malato grave’ che ha subito nel corso degli ultimi 12 anni tre colpi durissimi, i cui effetti si sono andati sommando: la crisi internazionale del 2008 (che ha determinato nella regione una perdita economica tra le più gravi in Italia), il terremoto del 2016 e ora l’emergenza Covid-19. Il risultato è quello di una regione che da un punto di vista economico ed occupazionale è scivolata sempre di più a Sud, allontanandosi di anno in anno dalle performance delle regioni limitrofe. Il quadro è tracciato dal nuovo rapporto Ires Cgil, presentato martedì mattina a Perugia dal presidente Fabrizio Fratini e dal segretario generale della Cgil dell’Umbria Vincenzo Sgalla.

Pil e occupazione in calo

Ad una contrazione del Pil che – secondo le stime Ires – si aggira tra 1,5 e 2 miliardi di euro si sovrappone una crisi occupazionale estremamente grave, che si compone da una parte della forte riduzione del lavoro a termine e dall’altra del ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali: al 30 giugno erano oltre 28 milioni le ore tra cassa integrazione e fondi di solidarietà autorizzate, con un incremento rispetto al 2019 dell’800%. «Numeri dietro ai quali – come ha sottolineato Fabrizio Fratini nella sua presentazione – troviamo le sofferenze e le difficoltà di circa 27mila lavoratrici e lavoratori umbri che hanno subito una contrazione di reddito fortissima, pari complessivamente a circa 81 milioni di euro».

IL RAPPORTO IRES CGIL AGOSTO 2020

«Non sbagliare la cura»

«Il quadro descritto dalla nostra Ires Cgil, che rischia di aggravarsi ulteriormente se si darà il via libera ai licenziamenti, ci pone di fronte ad un’urgenza senza precedenti e all’assoluta necessità di non sbagliare cura – ha detto il segretario della Cgil umbra, Vincenzo Sgalla – tuttavia, ancora non vediamo da parte della Regione, ma anche delle nostre controparti datoriali, a partire da Confindustria, un atteggiamento all’altezza della drammaticità del momento. Le ingenti risorse economiche che arriveranno dall’Europa – ha aggiunto Sgalla – risorse, anche queste, senza precedenti, vanno gestite in maniera oculata, trasparente e, soprattutto partecipata. Altrimenti il rischio è che, anziché migliorare, il malato peggiori e si allarghino le disuguaglianze. Lo abbiamo ripetuto ostinatamente alla precedente come all’attuale giunta: serve un progetto per l’Umbria che sia di reale cambiamento, questa è l’unica terapia possibile».

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